Giustizia, Nordio: “Carriere separate entro l’estate”

Il Senato ha approvato con 90 , un astenuto e 72 no. Palazzo Madama si è pronunciato favorevolmente sulla risoluzione della maggioranza rispetto alla relazione di Carlo Nordio sull’amministrazione della giustizia. “La riforma – ha detto il ministro – è garantita dalla condivisione delle forze politiche di maggioranza che con unità di intenti hanno sottoscritto questo testo e lo sosterranno con la medesima determinazione nel corso di quest’anno, nel quale completeremo l’iter di approvazione alle Camere in prima e in seconda lettura entro l’estate. Siamo lieti che anche una parte dell’opposizione (Azione, Italia viva e +Europa, ndr), sia pure con varie motivazioni e riserve, abbia dato la sua adesione”. La relazione del ministro ha preso il via dalla “separazione delle carriere”. Che, a detta di Nordio, “arriverà entro l’estate”. Il Guardasigilli vuole “dire grazie ai magistrati per aver ridotto il carico di lavoro con una formidabile accelerazione della magistratura, nelle Corti d’Appello quello civile pendente al 2019, a fronte di un target atteso del -95 per cento da raggiungere entro dicembre 2024, al 31 ottobre 2024 è stato del 99 per cento, sono stati ridotti gli arretrati in relazione agli impegni presi per Pnrr”.

Le riserve dell’opposizione sono sempre le stesse: il rischio del pm supersbirro che non risponde a nessuno e che rischia di essere assoggettato alla politica. “Nel sistema attuale – è la replica di Nordio – esso è già un super poliziotto, con l’aggravante che, però, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso, senza alcuna reale responsabilità. Oggi infatti il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, e può sottoporre una persona a indagini che sono occulte, eterne e che, alla fine, creano disastri, anche finanziari, nell’ambito dell’amministrazione della giustizia, che sono irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state intentate, si sono concluse con sentenze che dicevano il fatto non sussiste e sono costate milioni e milioni di euro in intercettazioni, in tempi, in ore di lavoro perdute e in altro”.

Il ministro ha detto che “si parla troppo delle polemiche mentre il lavoro di efficientamento del ministero è rimasto oscuro ma ha già prodotto risultati” che nel 2026 promette di completare gli organici della magistratura “rimasti carenti del 20 per cento “per la prima volta”. “Mai si era lavorato tanto raggiungendo tanti risultati di cui pochi sono venuti a conoscenza, questo è uno dei tanti obiettivi raggiunti che produrrà effetti estremamente benefici”, è il ragionamento del ministro, che poi completa il discorso sugli arretrati: “Presso i tribunali ordinari è stata registrata una riduzione degli arretrati del -91,7 per cento”. Poi si è passati a parlare delle carceri: “Una novità importante è la previsione di un commissario che porterà efficienza e rapidità sui problemi connessi all’edilizia penitenziaria”. Secondo il ministro il nostro sistema “non è carcerocentrico” e anzi si sta lavorando sulla “giustizia riparativa” introdotta dalla riforma firmata dal predecessore di Nordio Marta Cartabia. Secondo le cifre snocciolate in aula “alla fine del 2024, il numero complessivo dei detenuti era pari a 61.861 unità, di cui 59.163 uomini e 2.698 donne”.

Il problema è l’alta incidenza “di persone extracomunitarie e questo dovrebbe farci riflettere su questa distonia tra cittadini extracomunitari detenuti, cittadini italiani e di altri Paesi”. Quanto all’ipotesi amnistia vagheggiata da una parte del Parlamento contro il sovraffollamento carcerario Nordio ha replicato così: “Escludo provvedimenti di amnistia, sarebbe un segnale di “debolezza dello Stato” e un “incentivo alla recidiva”. Quanto al malfunzionamento della piattaforma per la gestione del processo penale telematico, il ministro ha spiegato che “la prima fase ha richiesto e richiederà un notevole sforzo finanziario e anche un notevole sforzo di immaginazione e di organizzazione”, a causa delle criticità create da questa novità tecnologica che a suo dire “saranno superate entro fine anno, quando rientreremo nei vincoli del Pnrr”.

Tra le reazioni alla riforma della giustizia, la più sorprendente riguarda Antonio Di Pietro. L’ex ministro, ed ex pm del pool di Mani pulite, in un’intervista al Corriere della Sera ha affermato, con la sua proverbiale ironia che non si tratta di una “dipietrata. Io lo dico tenendo ben presente gli articoli 104 e 111 della Costituzione. La separazione delle carriere è solo la naturale conseguenza dell’art 111, una conseguenza di buon senso”. A suo avviso, “prevedere che l’accusa e il giudice siano della stessa famiglia è un controsenso. Le carriere unite significa che giudice e pm fanno parte della stessa squadra, dello stesso ceppo. Ma così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possono far parte della stessa squadra, anche nel nostro sistema processuale giudici e pm non dovrebbero percorrere la medesima carriera”, sostiene Di Pietro. L’ex ministro critica anche l’Anm: “Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, anziché uscirsene dall’aula con la Costituzione in mano, li inviterei piuttosto a rileggersela meglio, la Costituzione. Quel giorno ci sarà il capo dello Stato, ci saranno esponenti del Governo, rappresentanti del Parlamento: che si chiamino Giovanni, Maria, Franco o Michele sono istituzioni e girar loro le spalle è un’offesa”.

Secondo il senatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli, segretario della Commissione Giustizia a Palazzo Madama, “con la riforma Nordio l’Italia torna ad essere uno Stato di diritto. Sui temi della giustizia, il Governo ha realizzato interventi legislativi ed ordinamentali che hanno consentito all’Italia di risollevarsi. In primo luogo, con gli sforzi normativi sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, con un ‘impegno del Governo nel contrasto alla mafia forte, duraturo e incondizionato. E poi con provvedimenti che hanno ottenuto i riconoscimenti della Commissione Europea che – nel valutare il settore chiave dei sistemi giudiziari – ha promosso l’Italia sotto tutti i parametri valutativi, definendola lo Stato membro più efficace d’Europa. Ed infine va il plauso al Governo per una riforma che – separando la magistratura requirente da quella giudicante – costituisce l’unico mezzo per ottenere un Giudice forte, autorevole e indipendente: una riforma che dunque non ha nulla di punitivo ma che intende garantire a tutti i cittadini un sistema penale moderno e funzionale, rispettoso delle garanzie di libertà sancite nella nostra Costituzione. La nuova strada è finalmente tracciata, ed indietro non si torna. Fratelli d’Italia – anche sui temi della giustizia – resta alfiere del rinnovamento necessario di cui l’Italia ha assoluto bisogno”.

Aggiornato il 22 gennaio 2025 alle ore 17:58