Pier Ferdinando Casini ricorda Bettino Craxi. Secondo l’ex leader centrista, attuale senatore del Partito democratico, Craxi pagò per tutti “perché era un elemento cardine del sistema e perché ha sfidato i giudici ed è diventato l’avversario emblematico”. Lo sostiene in un’intervista al QN Casini, che nel 2003 da presidente della Camera fu il primo rappresentante italiano delle istituzioni a recarsi sulla tomba di Craxi ad Hammamet. “Craxi – sottolinea Casini – è stato un politico: non era un santo, ma neanche un diavolo. Venticinque anni dopo, la solennità del messaggio del capo dello Stato mette le cose a posto”. Casini si riferisce alla dichiarazione scritta di Sergio Mattarella. Ieri, il presidente della Repubblica, nel giorno del venticinquesimo anniversario della morte del segretario del Psi, ha ricordato “la spiccata determinazione delle battaglie di Craxi: che fossero confronti tra i partiti o in campo sociale, di certo sono state istanze che hanno catalizzato sentimenti contrastanti. La politica estera dell’Italia, atlantica, mediterranea, sostenitrice dello sviluppo dei Paesi più svantaggiati, aperta al multilateralismo lo vide interprete autorevole. E fu lungo queste direttrici che Craxi – che fu anche presidente del Consiglio – affrontò passaggi difficili, rafforzando identità e valore della posizione italiana. Un prestigio che poi gli venne personalmente riconosciuto con incarichi di rilievo alle Nazioni Unite”, ha scritto ancora Mattarella. La senatrice Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, ha ringraziato il capo dello Stato. La figlia dell’ex presidente del Consiglio sii è detta convinta “che siano parole che restituiscano uno spaccato di verità e che possano rappresentare un ulteriore passo affinché la storia sia scritta bene”.
Tuttavia Casini, storico esponente democristiano cattolico, oltre a Craxi ricorda anche i casi di Arnaldo Forlani, Giulio Andreotti ed Helmut Kohl: “Il clima era giustizialista, però in Italia il sistema si reggeva sul finanziamento illecito. E valeva per tutti: partiti di maggioranza e di opposizione”. Secondo Casini, con le tangenti “c’erano quelli che si arricchivano, ma Craxi non era tra questi”. Sul fronte politico, secondo Casini, Craxi “è stato un innovatore sul piano istituzionale, ma anche rispetto alla linea politica del Psi che aveva una tradizione di subalternità al Pci – basti pensare alla sfida ai sindacati con il referendum sulla scala mobile – e soprattutto è stato sublime sul piano della politica estera. Penso alla difesa della sovranità italiana a Sigonella dove ha sfidato gli Stati Uniti, alla consapevolezza che il movimento di liberazione palestinese dovesse essere costituzionalizzato e accettato dalla comunità internazionale come controparte per l’idea di due popoli e due Stati o all’aiuto ai movimenti di liberazione del Sudamerica dalle dittature militari”. In un’intervista al Messaggero, Casini riguarda anche agli anni di Mani pulite: “Occorre rivedere con spirito di verità e senza faziosità l’azione giudiziaria di quel periodo ma vanno anche criticati i comportamenti dei partiti sul finire della Prima Repubblica. Perché al di là del finanziamento illecito, una degenerazione complessiva dei costumi c’era stata”.
Aggiornato il 20 gennaio 2025 alle ore 17:05