Il consueto silenzio del Pd

Forse non ha tutti i torti Mario Lavia quando, su L’Inkiesta, scrive che “uno dei paradossi di questa scombiccherata stagione politica rischia di essere, e forse già è, quella di un pezzo di centro che scavalca a sinistra la sinistra. Forse è solo un’illusione ottica dovuta al grande sonno, più presunto che vero (ma nella politica contemporanea vale l’immagine), del Partito democratico”. Lavia si riferisce a Matteo Renzi che sembra in questo momento costituire, da solo, l’unica opposizione all’Esecutivo Meloni approfittando della sua indubbia capacità di far politica e del quasi consueto silenzio del Pd, il quale sembra far sempre finta di nulla qualsiasi cosa accada.

I democratici, infatti, hanno fin troppo bene imparato ad alzare lo sguardo alla ricerca del nulla, a fischiettare sfrenatamente (talvolta anche fastidiosamente) e, quando aprono bocca, sfidano apertamente il principio di inconcludente ovvietà. E in effetti, oggi, appartiene al leader di Italia viva la voce più critica nei confronti di Giorgia Meloni e del suo governo.

A differenza del resto delle opposizioni, quella di Matteo Renzi tende ad essere una cosiddetta “opposizione costruttiva” ed è quanto meno incredibile che questa provenga dal centro della sinistra, numericamente ancora quasi insignificante. “Il radicalismo di Renzi - sempre secondo Lavia - forse è una lezione al Pd su come si fa l’opposizione a Meloni”. La quale, da parte sua, si dimostra invece sempre meno preoccupata dai vari Elly Schlein, Angelo Bonelli, Giuseppe Conte e via cantando, e continua tranquillamente a governare.

Aggiornato il 17 gennaio 2025 alle ore 15:34