Nella parte iniziale del suo saggio, un libro notevole e molto attuale, Claudio Martelli, studioso e docente universitario, confessa di avere scritto questo libro, pubblicato dalla Nave di Teseo con il titolo Il merito, il bisogno e il grande tumulto, per uscire dal labirinto di paure, minacce, conflitti e mancanza di speranza che è diventato il racconto del mondo contemporaneo. Il titolo del libro si riferisce alla relazione che da dirigente di primo piano del partito socialista italiano l’autore del libro tenne alla conferenza programmatica di Rimini nel lontano 1982. Martelli che, con Bettino Craxi, aveva dato vita al nuovo corso della politica socialista all’insegna del riformismo derivante dal socialismo liberale, riconosce che le categorie del merito e del bisogno non appartengono al tradizionale lessico della sinistra. Queste categorie, nuove ed originali, erano tratte dalla vita quotidiana ed erano rivolte a scompaginare la pietrificata sociologia delle classi sociali privilegiata dal marxismo leninismo, una ideologia dogmatica fallita nelle sue pretese di scentificità e disonorata dai regimi dispotici, che ad essa si richiamavano. Il merito e il bisogno, proprio perché privi della astrazione ideologica, erano categorie utili per promuovere il bene comune e l’interesse generale. La politica è stata inventata lungo i secoli per rendere possibile e assicurare la solidarietà tra i cittadini, la sicurezza e il rispetto della dignità umana in un ordine internazionale di mutuo rispetto tra le nazioni e di garanzie collettive a difesa della pace.
Martelli ricorda cha la storia dell’Occidente è stata a lungo influenzata da tre pensatori, che Paul Ricoeur definisce maestri del sospetto, Karl Marx, Sigmund Freud e Friedrich Nietzsche, secondo i quali i comportamenti umani sono dominati dalla avidità, dalla sessualità e dalla volontà di potenza. L’autore ricorda in pagine di grande valore che a indurlo a scrivere il suo libro fu una sua personale riflessione intorno al tema del dolore umano. Per questo rilesse autori quali Epicuro ed Epitteto, John Milton e Johann Wolfgang von Goethe. Il dolore, per il poeta Milton, è la infelicità perfetta. All’inizio degli anni Ottanta si concludeva il trentennio socialdemocratico, secondo la celebre espressione concepita da Ralf Dahrendorf, ed ebbe inizio la rivoluzione neoliberista, ispirata sia dalla scuola di Chicago e sia dall’economista Milton Friedman. Per entrambi la forza del progresso dipende dal libero mercato e dalla impresa privata, a cui non devono essere attribuite funzioni estranee agli interessi degli azionisti. In quegli anni vi fu la vittoria di Margaret Thatcher in Inghilterra e di Ronald Reagan negli Stati uniti. Per Martelli la giustizia sociale è un fattore decisivo che favorisce lo sviluppo e consolida i legami tra le persone. L’autore, pur riconoscendo i limiti e i fallimenti dello statalismo, osserva che non gli piace e detesta la visione manichea del neoliberismo per la quale lo Stato e la comunità sono il male assoluto, mentre l’individuo e il mercato i simboli di un bene indiscutibile. Sia l’avidità umana sia l’egoismo, senza limiti, alla lunga distruggono la solidarietà e possono minare la coesione sociale di qualunque società umana. Alla fine degli anni Settanta, quando l’autore ebbe la straordinaria intuizione dei meriti e dei bisogni, entrò in crisi lo Stato sociale e si impose in campo internazionale la supremazia americana.
In quegli anni, in cui la socialdemocrazia europea perse il consenso delle masse, il merito sembrava appartenere agli yuppi della finanza e agli uomini d’affari, mentre il bisogno diveniva un marchio negativo che suscitava sentimenti di compassione e pena. Ricorda l’autore, da fine intellettuale, che le rivoluzioni borghesi ebbero il compito e la funzione di scuotere e scompaginare le fisse gerarchie sociali del mondo feudale, sicché emersero con il terzo stato le figure degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti, così come gli scrittori e i nuovi pensatori, come Charles Dickens e Honorè de Balzac descrivendo la società capitalistica, diedero linfa ad un pensiero umano favorevole al progresso sociale. In quegli anni venne fondato il cosiddetto socialismo utopico che ebbe i suoi esponenti in Charles Fourier e Pierre Joseph Proudhon. Guardando a quanto è accaduto negli ultimi anni, Martelli ricorda il giudizio di Guido Carli, grande economista, per il quale con l’entrata in vigore del trattato di Maastricht, con cui si ebbe la transizione dalla Europa comunitaria alla Unione Europea, con il vincolo esterno sarebbe mutata la natura del rapporto in Italia tra Stato, mercato, fisco e conti pubblici. Con la globalizzazione si è avuta una stagione di progresso e cambiamenti in virtù dei quali nazioni escluse dal progresso tecnologico sono entrate in una fase di sviluppo economico impetuoso, come la Cina che nel nostro tempo contende il primato agli Stati Uniti. Per Martelli, il merito è la conseguenza di qualcosa, mentre il bisogno è la mancanza di qualcosa. Il bisogno, connaturato alla natura umana, indica una tensione, mentre il merito è sociale. Tutti hanno bisogni, mentre non tutti hanno meriti. Il merito è per sua essenza democratico e dinamico e si acquisisce con la fatica, lo studio, il duro lavoro e l’impegno personale. Michel Sandel un filosofo molto influente, ha notato che la celebre dottrina di Max Weber, racchiusa nel suo testo L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, alla fine sfociò nella vittoria totale del merito, che è individuale, dipende dall’impegno e non è innato come il talento.
Amartya Sen, grande economista e filosofo, si è posto l’interrogativo se il merito sia un principio adeguato per favorire il dinamismo sociale, ed è pervenuto alla conclusione che bisogna adottare politiche per dare pari opportunità a chi parte svantaggiato al momento della nascita. Jean Jacques Rousseau è stato il primo pensatore a cogliere nel riconoscimento dei meriti altrui ciò che forma e da vita alla origine della nostra identità umana ed individuale. La meritocrazia, come concezione generale, è stata concepita teoricamente da Michel Young nel 1958. Per Friederich Von Hayek, pensatore tra i più grandi della cultura liberale, il merito deve essere considerato una virtù morale. Per John Rawls esponente del liberalismo progressista e autore della teoria di giustizia, il merito è estraneo alle questioni di giustizia. Nella parte finale del libro Martelli richiama il pensiero di Platone ed Aristotele, in riferimento ai bisogni umani, e pone a confronto il socialismo liberale di Carlo Rosselli con il principio della eguaglianza delle opportunità privilegiato da John Rawles. Un libro che racconta i cambiamenti del nostro tempo in modo profondo e con riferimenti ai grandi pensatori del mondo antico e moderno. Un grande saggio politico e filosofico.
(*) Il merito, il bisogno e il grande tumulto di Claudio Martelli, La nave di Teseo 2024, 368 pagine, 19,95 euro
Aggiornato il 14 gennaio 2025 alle ore 12:54