Silvio Berlusconi (purtroppo) è morto. E, anche dall’aldilà, sta assistendo alla bassezza della politica terrena. Perché certa sinistra dimostra di essere inerme di fronte al nuovo e quindi considera il Cavaliere ancora come un nemico da battere anche se, appunto, lui non c’è più. Ha fatto sorridere Beppe Grillo quando accusò Giuseppe Conte di aver preso meno voti da vivo che Berlusconi da morto. Una verità!
Ad esempio, l’altra sera ci ha pensato la trasmissione Report di Rai 3 a ripercorrere i presunti rapporti di Forza Italia guidata da Berlusconi con la mafia: una serie di vicende vecchie come il cucco che furono animate sempre dai medesimi giudici a Palermo, a Caltanissetta come a Firenze. Sigfrido Ranucci, dimenticandosi delle innumerevoli archiviazioni e assoluzioni, ha colpevolmente tirato fuori roba vecchia riguardante un deceduto: forse nemmeno Marco Travaglio sarebbe riuscito a tanto anche perché Il Fatto quotidiano almeno non usufruisce di alcun tipo di canone, mentre la Rai sì. Di Silvio Berlusconi si ha paura anche da morto e i “morti viventi” non sanno fare altro che considerarlo ancora un avversario politico perché, per loro, la politica è questa: il nulla, gli attacchi a chi non c’è più.
E non c’è mica soltanto il “pattume mediatico-giudiziario“ di Report. Ad esempio, il Consiglio comunale di Monza ha detto “no” all’intitolazione al Cavaliere dello stadio di quella città e il diniego è stato accompagnato dalle rituali frasi su mafia, P2 e via dicendo. Eppure, il presidente di Forza Italia, insieme ad Adriano Galliani, si era impegnato a dar vita ad un progetto che rilanciasse (come è avvenuto) la squadra locale nelle alte sfere del calcio. Niente, quel presidente si chiamava Silvio Berlusconi e quindi nessuna intitolazione dello stadio. In conclusione (ma di episodi ce ne sono innumerevoli altri), ripetiamo: continuare ad attaccare un deceduto è cosa meschina e lo è altrettanto quando ciò avviene per coprire il nulla, per risibile pseudo-coerenza, per celare croniche incapacità politiche, per fare un favore a Giorgia Meloni che con siffatta opposizione “rischia” di governare fino alla sua età pensionabile.
Aggiornato il 14 gennaio 2025 alle ore 12:55