Il dibattito sul terzo mandato dei presidenti di Regione infiamma il centrodestra. “Se faremo una norma sul terzo mandato? Le autonomie speciali come la nostra hanno una loro prerogativa su determinate tematiche come la legge elettorale. Questo è un dato di fatto”. A dirlo è Maurizio Fugatti, il presidente leghista della provincia autonoma di Trento, intervistato dalla Stampa. Poi aggiunge: “La decisione non dipende né dalle scelte del Governo, né da quelle dei territori. Su alcune tematiche l’autonomia è prevista nelle Regioni speciali da ben prima. Così stanno le cose, senza alcun tipo di prevaricazione da parte di nessuno”. Sul fatto che anche lui stia pensando al terzo mandato afferma: “Io non ci stavo pensando, ma ci siamo finiti dentro. Dal sottoscritto, che è stato rieletto un anno fa, i cittadini si aspettano che si occupi del secondo mandato e che magari lo faccia bene. Non di come, eventualmente, farà il terzo. È un tema che oggi non mi riguarda. E non so nemmeno se fra tre anni sarei disponibile a ricandidarmi”. E prosegue: “Noi riteniamo che i cittadini siano abbastanza maturi da scegliere se un presidente sia in grado o meno di fare un terzo mandato”.
La posizione di Maurizio Lupi è opposta rispetto a quella di Fugatti. “Non c’è nulla di personale, né per Luca Zaia né per Vincenzo De Luca. Ma c’è una questione di equilibri democratici in ballo”. Lo sostiene, intervistato dal Corriere della Sera, Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, in merito alla questione del terzo mandato. “In tutte le democrazie che eleggono direttamente il capo dell’Esecutivo, e per sindaci e governatori si vota direttamente, c’è un limite ai mandati. Possono essere 10 anni, 8, ma due mandati sono più che sufficienti per costruire un’azione di Governo efficace senza che si creino effetti negativi”. Che per Lupi consisterebbero in un “disequilibrio democratico”. “Un presidente di Regione, un sindaco, hanno poteri esecutivi importantissimi. Le assemblee che li sostengono, pur essendo costituite da esponenti di coalizioni essenziali per vincere, non hanno la possibilità giustamente di agire indipendentemente dal volere del sindaco o del presidente. Tanto è vero che, se questo si dimette, si torna a votare”.
Aggiornato il 13 gennaio 2025 alle ore 17:18