Quella sul terzo mandato per i presidenti di Regione “francamente è una questione che mi lascia indifferente”. Lo sostiene Eugenio Giani, in un’intervista al QN. Il governatore della Toscana dice di essere “già pronto” alle Regionali di ottobre dove correrebbe per il secondo mandato. “Io ritengo pienamente sufficienti due mandati per un amministratore. In dieci anni, se l’impegno viene preso di petto, si riesce perfettamente a realizzare un progetto. Credo anche che questo tempo sia la soglia massima per quello che è l’impegno, la vivacità intellettuale e amministrativa che il ruolo comporta”. C’è un altro dibattito interno al Partito democratico e riguarda gli eletti in Consiglio regionale. Per statuto non si dovrebbero superare i due mandati, ma ora si discute di rimandare la questione ai vari partiti locali sulla decisione di prorogare o meno l’impegno di una figura. “Non mi esprimo su questo. Mi rimetto alle scelte del partito di cui ho un grandissimo rispetto”, aggiunge. Molti continuano a vedere Giani molto vicino all’ex premier Matteo Renzi. “Io perseguo solo il modello del campo largo che va dai moderati di Italia viva fino ai 5 stelle. Un’alleanza che appunto ha già dato i suoi frutti in Emilia-Romagna e in Umbria”.
Secondo Flavio Tosi, “il terzo mandato per i presidenti di Regione è già morto da un pezzo, come hanno detto ormai diversi autorevoli esponenti del Governo. Luca Zaia continua a chiederlo perché ha ancora un anno di legislatura davanti e rischia il fuggi fuggi generale”. Lo spiega in un’intervista alla Stampa l’eurodeputato e coordinatore veneto di Forza Italia. Sul terzo mandato “il Parlamento si è già espresso tre volte contro: la Lega tre volte ci ha provato, e tre volte è stata respinta. Inoltre, per quale motivo il centrodestra dovrebbe dare un vantaggio competitivo a tre governatori uscenti di centrosinistra in tre Regioni contendibili come Campania, Puglia e Toscana?”. Una delle motivazioni sarebbe quella di blindare il Veneto, ma “in Veneto il centrodestra vince a prescindere”. La Lega, ex partito di Tosi, ritiene di avere una struttura più solida sul territorio. “Credo che la Lega faccia fatica a dire una cosa del genere a un alleato come Fratelli d’Italia che in Veneto alle Europee ha preso il 37,5 per cento. Senza dimenticare che oggi il Veneto è il territorio in cui Fdi è più forte a livello nazionale. Su questo la Lega un pensierino dovrebbe farcelo”. Se Fratelli d’Italia dovesse esprimere il candidato governatore in Veneto questo potrebbe provocare degli scossoni nella maggioranza di Governo. “La Lega per moltissimi anni non ha espresso nessun governatore, poi ne ha avuti tre al Nord per gentile concessione di Silvio Berlusconi. In politica – spiega Tosi – contano i numeri. E oggi i numeri sono cambiati drasticamente a sfavore della Lega, moltissimo a favore di Fdi, e parecchio a favore di Forza Italia. Questo è il dato e su di esso si costruiranno i criteri per le candidature”. Matteo Salvini propone di posticipare il voto delle regionali alla primavera 2026, ma secondo Tosi è “un’idea difficile da motivare. Qualcuno dice che siccome ci sono le Olimpiadi in Veneto, allora dovrebbe essere Zaia ad accendere la fiaccola. In realtà non si è mai visto un rinvio delle elezioni per un evento o per l’inaugurazione di un’opera pubblica. Chi arriva dopo prende le redini e va avanti”.
Aggiornato il 08 gennaio 2025 alle ore 16:39