L’essere la figlia o il figlio di un personaggio importante, di successo, che sia dello spettacolo, della cultura o della politica, è sempre difficile. Banalmente la gente comune, per invidia o per ignoranza, pensa che sia sovente, un passaporto per una vita facile, e non c’è cosa più sbagliata di ciò.
Se poi pensiamo alla politica, oltre la banalità di quanto sopra scritto, c’è un plus che è dato dall’intolleranza di coloro che sono politicamente contro le opinioni del padre. Se a ciò aggiungiamo la criminalizzazione che il sistema mediatico-giudiziario ha operato nei confronti di Bettino Craxi, per i figli è stato un dramma esistenziale.
Il bel libro di Stefania Craxi, All’ombra della Storia, racconta le difficoltà di una adolescente nel vivere accanto ad un genitore così “ingombrante”, perché un personaggio noto che la gente ha amato e odiato, con cui un figlio si deve misurare anche per l’affermazione della propria autostima, non è per nulla facile.
Il libro ha il pregio di coniugare la sua vita di figlia, che da adolescente ‒ volente o nolente ‒ si trova ad incontrare personaggi che hanno fatto la storia come il padre, ma anche la vita di una comunità, quella socialista, con i suoi riti e le sue battaglie, che non appartenevano solo ai socialisti, ma alle varie comunità politiche dei partiti che innervavano la democrazia, erano la democrazia.
Il libro offre molti spunti: la Milano liberata, la Milano con i suoi sindaci socialisti, la Milano che accoglie gli immigrati del Sud, la Milano da bere, la Milano che diventa la patria del made in Italy e della cultura. Ma oltre Milano c’è la Stefania ribelle, che cerca la sua strada senza voler essere la figlia di, ma essere apprezzata per quello che è capace di fare. Questo è l’intreccio tra vita famigliare e politica che scandisce la sua vita.
Una famiglia dove la politica la si respira dai nonni, lo stesso rapporto con Craxi è fatto di affetto e di politica nel senso più nobile dei termini dove l’amore tra padre e figlia sono scanditi dagli impegni politici di Bettino che lei forse, anche per caparbietà, riesce a vivere accanto al padre. All’ombra della Storia parla anche della parte orrenda di questa storia: se da un lato si ricordano i momenti giovanili delle vacanze spensierate ad Hammamet, dall’altro si affronta il dramma dell’esilio ad Hammamet, i tradimenti e le viltà umane.
Il golpe postmoderno di Mani pulite (che pulite non erano come non lo sono quelle di molti magistrati e giornalisti di oggi) ha travolto la Prima Repubblica, che certamente aveva i suoi difetti ma si riduceva in una banda di criminali, come una certa stampa, d’intesa con dei magistrati e una certa finanza tramite i loro giornali, ha voluto far credere agli italiani, che purtroppo ci hanno creduto.
Le macerie di Mani pulite sono oggi davanti agli occhi di tutti, una classe politica deludente, una regressione culturale del Paese manichea, uno arretramento nei diritti dei lavoratori, della condizione economica del Paese e della giustizia sociale, una incapacità di gestire l’immigrazione extracomunitaria, con il rischio di una deindustrializzazione dovuta ad una visione distorta del globalismo. Tutti fenomeni che stanno logorando il Paese e, nonostante lo sforzo che il Governo Meloni sta mettendo in atto per contrastare questa deriva, si percepisce una mancanza di visione del futuro.
C’è un capitolo sulle bugie, oltre quelle a noi note come “la villa con i rubinetti d’oro ad Hammamet” o “la fontana di piazza Castello portata ad Hammamet” a cui certa stampa diede credito volutamente senza verificare, e ci sono le bugie che dovette subire Stefania e la sua famiglia, a dimostrazione come gli esseri umani sanno essere stupidi e manipolati nella loro totale inconsapevolezza ignorante.
Un libro, dunque, che si legge come un romanzo ma è anche un saggio di storia, dove si incontra Ronald Reagan insieme ai principali attori europei dell’epoca, dove si racconta di Sigonella ma anche di cantanti e personaggi italiani che hanno fatto la storia culturale di questo Paese nella Prima Repubblica. Leggendo il libro, si percepisce la passione e la foga di una figlia che vuole riscattare la figura del padre, ma anche uno scritto terapeutico delle ingiustizie subite per spiccare il volo verso la sua libertà di donna e di personaggio politico.
Aggiornato il 18 dicembre 2024 alle ore 16:00