Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate: “Ma non scendo in campo”

Ernesto Maria Ruffini lascia il suo incarico. Lo annuncia il direttore dell’Agenzia delle Entrate questa mattina in una intervista al Corriere della Sera. Commenta l’ipotesi di un ruolo di “federatore” dell’area centrista dell’opposizione. “Non scendo in campo – dice – ma rivendico il diritto di parlare. Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico. È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo di direttore dell’Agenzia, come se combattere l’evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi. Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette e il senso civico per una scalata di potere”. Si è dimesso, spiega, “perché è l’unico modo per rimanere me stesso. Io federatore? Fatico a pensare che per cambiare le cose bastino i singoli. Per natura tendo più a credere nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune. Affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare”. Ruffini aggiunge piccato: “Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l’Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore”. A Ruffini non sono andate giù le critiche mosse in questi anni all’operato del fisco e della sua Agenzia anche da parte del Governo. Era il 26 maggio 2023 quando la premier Giorgia Meloni parlò di “pizzo di Stato”, suscitando un vero e proprio vespaio di polemiche politiche. Ruffini era già alla guida dell’Agenzia delle Entrate da circa tre anni. “Sulla riforma fiscale la sinistra dice che gettiamo la spugna sulla lotta all’evasione. Mai – disse Meloni – ma la lotta a evasione fiscale si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato”.

Quello delle famiglie “ostaggio” del fisco è stato invece in questi anni uno dei cavalli di battaglia della Lega e del suo leader, che spesso ha invocato quella che definisce “una grande e definitiva pace fiscale”. “Io parlo a nome di milioni di italiani – ha affermato ripetutamente il vicepremier Matteo Salvini – che hanno fatto la dichiarazioni dei redditi e poi per i problemi che ci sono stati non sono riusciti a pagare quanto dovuto. Piuttosto che tenerli come fantasmi in ostaggio dell’Agenzia delle Entrate chiediamo loro una parte del dovuto, lo Stato incassa e loro sono liberi. Gli evasori totali vanno in galera”. Ruffini sottolinea: “Ho taciuto sinora – aggiunge – per senso dello Stato. Però se il fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato. Ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori. Mercoledì ho visto il ministro Giancarlo Giorgetti per avvertirlo dell’intenzione di rimettere il mandato”. Scende in campo? “Avevo già smentito. La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune. Quello che è accaduto in questi giorni intorno al mio nome descrive un contesto cambiato rispetto a quando ho assunto questo incarico e anche rispetto a quando ho accettato di rimanere. Ne traggo le conseguenze”.

Ruffini parla del proprio immediato futuro. “Torno a fare l’avvocato. Rimango con le mie idee e i miei ideali. E difendo il diritto e la libertà di parlare di bene comune e senso civico. Per me oltre che un diritto è un dovere di tutti. Non essendo attaccato alle poltrone, non ho mai considerato il mio ruolo come una posizione da occupare, ma come un incarico da svolgere con lealtà, per servire non un partito o una parte politica ma lo Stato. Dovremmo smetterla – dice ancora – di considerare la politica come una partita a scacchi o un gioco di potere, perché dovrebbe essere un percorso fatto di discussioni, grandi ideali, progetti, coinvolgimento. Non un talent show culinario per selezionare uno chef in grado di mescolare un po’ di ingredienti, nella speranza che il piatto finale sia buono”. Secondo Ruffini, “la politica non è un posto dove sedersi. Vuol dire innanzitutto avere a cuore la comunità in cui si vive. Ci si può impegnare anche senza avere ruoli: non occorre diventare giardinieri per prendersi cura dell’aiuola davanti a casa. Penso che questo sia un diritto, e un dovere di ogni cittadino. Quindi anche mio”. Ruffini rivendica “il calo dell’evasione, che è scesa di circa il 30 per cento, e parallelamente dei record di recupero che abbiamo stabilito, fino a superare i 31 miliardi incassati in un solo anno. A volte sembra quasi che contrastare gli evasori sia una colpa e ci si preoccupi più di questo che degli ospedali che chiudono, delle scuole che non hanno fondi o della carenza di servizi perché le risorse sono insufficienti. Se tutti contribuissimo in ragione della nostra condizione economica, tutti pagheremmo meno e avremmo servizi migliori”.

Il centrosinistra plaude alle parole di Ruffini. Il deputato del Pd Enzo Amendola scrive su X: “Il senso delle istituzioni è come il coraggio. Uno ce l’ha, mica può darselo. Lo dimostrano gli anni al servizio dello Stato e la lotta all’evasione nel segno dell’equità, e se ce ne fosse ancora bisogno, l’intervista di oggi al Corriere. Buon vento Ernesto Maria Ruffini”. Sempre sul social network si leggono le lodi del vicesegretario di Azione Ettore Rosato. “Abbiamo appreso delle dimissioni date da Ernesto Ruffini da direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ernesto – scrive Rosato – si è dimostrato un serio e capace servitore delle istituzioni, ne sentiremo la mancanza in un ruolo dove ha portato straordinari risultati di efficienza. In queste ore ha subito attacchi ingiustificati e immotivati. Peccato, la politica dovrebbe tutelare chi fa bene il suo lavoro, non vivere di gelosie”. La vicepresidente di Azione Elena Bonetti ricorda: “Ho conosciuto Ernesto Ruffini negli anni al Governo, in cui ci siamo confrontati sulle riforme della fiscalità per le famiglie. È un uomo di visione, oltre che di grande professionalità. Chi conosce la complessità del Governo delle istituzioni sa che lo Stato perde una figura di indiscutibile competenza”. La prima voce che arriva dal centrodestra è quella di Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati. Il quale si dice “sinceramente dispiaciuto per le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini da direttore dell’Agenzia delle entrate. L’amministrazione pubblica perde, non solo un funzionario capace ed efficiente, ma perde un uomo di valore, un servitore dello Stato che ha dimostrato di avere dei valori, in nome dei quali, com’è suo insindacabile diritto, partecipa alla vita pubblica dando il suo contributo di idee, riflessioni, giudizi. Lui dice di essersi dimesso “per poter continuare a essere me stesso”, la campagna stampa che l’ha indotto a questo gesto ci deve far riflettere: un’amministrazione statale dedita al bene comune non ha bisogno di yes man, ha bisogno di gente competente e preparata che crede nelle istituzioni e le difende col proprio lavoro. Come ha fatto Ruffini”.

D’altro canto, arrivano le critiche di Maurizio Gasparri a Ruffini. Il presidente dei senatori di Forza Italia attacca. “In un’intervista inutilmente lunga e chiaramente politica – afferma – il direttore dell’Agenzia delle entrate Ruffini ci annuncia le sue dimissioni. Le avevo auspicate visto il suo ruolo politico che mal si conciliava con una funzione così delicata”. Secondo Gasparri, “nessuno lo critica per la lotta all’evasione, che semmai è merito del Governo di centrodestra che ha impartito le direttive giuste e attuato le politiche opportune. A differenza di altri Governi. Il centrodestra sa coniugare l’equità fiscale e il taglio delle tasse con il contrasto all’evasione fiscale, difatti le entrate sono cresciute più che in altre fasi. Pertanto, Ruffini non si attribuisca meriti che non ha”. Gasparri argomenta. “Semmai – incalza – la sua agenzia ha usato linguaggi impropri nei confronti dei contribuenti. Bene ha fatto a sgombrare il campo – dichiara – perché le sue iniziative politiche erano palesi ed erano difficilmente conciliabili con il ruolo che svolgeva. Ai maestri del conflitto di interesse segnaliamo questo stile poco serio. Perché adesso Ruffini si dimette, ma solo dopo che abbiamo pubblicamente chiesto la sua uscita di scena. Non so se avrebbe preso questa decisione se non l’avessimo sollecitata chiaramente”. Infine, Gasparri lancia una stoccata al campo progressista: “Questa occupazione delle istituzioni da parte degli esponenti politici del centrosinistra non solo smentisce le bugie sull’occupazione di ogni ramo istituzionale da parte del centrodestra. Ma conferma che alcuni mondi politici continuano ad occupare pezzi di Stato”. Secondo Ignazio La Russa, Ruffini “ha fatto bene a dire quello che pensa. Io non so se abbia detto bene, ma se pensa quello perché non dirlo”. È quanto afferma il presidente del Senato interpellato mentre faceva un giro degli stand di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, sulle parole di Ernesto Maria Ruffini.

Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, interpellato a Montecitorio, commenta sarcasticamente le dimissioni di Ruffini. “Sicuramente – afferma – gli auguriamo buona fortuna per le sue evoluzioni future, dall’intervista che abbiamo letto stamattina riteniamo ci sia un po’ di contraddizione. In quanto lui prima evidenzia un certo malcelato disagio rispetto al fatto che doveva lavorare con un Governo e una maggioranza che parlava di pizzo di Stato e non era magari così attenta al tema dell’equità fiscale, e poi invece dice che in questi anni ha avuto il massimo del risultati dalla lotta l’evasione, dal rientro dell’evasione precedente. Quindi evidentemente, forse, nei fatti questo Governo era molto più affine a questo pensiero di quanto lui credesse”. Molto dura la nota della Lega rispetto alle dimissioni di Ruffini. “La lotta all’evasione fiscale – sottolinea il Carroccio è giusta – e non a caso negli ultimi anni sono state recuperate cifre record (nel 2023, 24,7 miliardi: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022), ma un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti che hanno rispettato le regole con le oltre 3 milioni di lettere inviate sotto Natale. A Ruffini auguriamo le migliori fortune, ma ben lontano dai portafogli degli italiani”.

Aggiornato il 13 dicembre 2024 alle ore 13:13