“Cercare di rimettere le cose al loro posto”. Questa è la frase che mi ha profondamente colpito dopo la chiacchierata con Salvatore Di Bartolo, docente, saggista e opinionista, che ha voluto, con il suo ultimo libro Sigonella-Hammamet. L’affaire Craxi: tra menzogne, verità e falsi miti (la Bussola 2024), condurre un’operazione di approfondimento e di ricerca di risposte su temi attuali che, in realtà, erano stati già posti, da Bettino Craxi, più di 30 anni fa, nel tentativo di sottolineare gli aspetti non solo politici ma soprattutto umani dell’ex presidente del Consiglio. Un pensiero di Craxi che scopriamo, dalla lettura del libro, essere ancora attuale. Infatti, i problemi di oggi sono strettamente collegati con il suo pensiero su molti temi attuali, tra cui la politica interna, la politica estera, la giustizia, la crisi mediorientale, il sovranismo nazionale, l’immigrazione, i rapporti con le politiche europee e le riforme istituzionali. Questi temi, oggi, sono ben presenti nel nostro dibattito e hanno necessità di essere interpretati proprio sulla base del pensiero di Craxi. È fondamentale, pertanto, riscoprire il suo pensiero e, soprattutto, raccontare la storia da un altro punto di vista. Questo è il vero, grande, obiettivo di Di Bartolo.

Il primo capitolo è dedicato alla crisi di Sigonella. Come mai è stato scelto questo avvenimento come primo capitolo?

Ancora oggi Sigonella rappresenta uno dei picchi più alti di sovranità nazionale, per molti versi uno degli ultimi vagiti, in cui, Craxi tenne testa e fermezza al presidente americano Ronald Reagan, facendo valere sia il diritto internazionale che quello italiano a seguito dell’attentato terroristico accaduto sulla nave “Achille Lauro” battente bandiera italiana. Craxi cercò, attraverso la sua fermezza e il diritto vigente, di ribadire la sovranità italiana sui fatti e sulla competenza della magistratura interna a giudicarli, cercando di portare avanti un’attività di mediazione con il mondo arabo necessario per la consegna dei terroristi, ricucendo immediatamente i rapporti con gli americani. Non voleva incrinare i rapporti con lo storico alleato ma essere protagonista non solo di quella crisi ma dei rapporti nel Mediterraneo, in cui l’Italia giocava un ruolo fondamentale per la sua posizione strategica, in un’ottica di pace, collaborazione e sviluppo economico. Presupposti che oggi, nel Mediterraneo, vacillano a causa della presenza di altre potenze mondiali.

Raccontare l’uomo, non solo il politico ma la sua umanità. Cosa si sente di sottolineare?

Dietro la grande capacità di visione e lungimiranza, troviamo un uomo forte e determinato, grande oratore, con un forte senso di libertà. Dietro la sua corazza trovava posto un cuore grande con forti ideali, la libertà fu il fulcro della sua azione politica, non solo da segretario di partito ma anche da presidente del Consiglio. Spesso il socialismo si collega a quello russo, Craxi, invece, ebbe il coraggio di staccarsi dal Psi a trazione Mosca, cercando di portare avanti un’idea liberale, pacifista, con al centro un’Italia, sovranista e moderna. Da segretario del Partito socialista italiano, e da uomo di cuore, ha sempre sposato le cause di libertà e di democrazia dei popoli, con l’obiettivo di perseguire pace, benessere e progresso. Fu sostenitore della libertà non solo per sé stesso ma anche per gli altri; infatti, i tunisini raccontano di importanti gesti di umanità e di sensibilità durante gli ultimi anni della sua vita trascorsi ad Hammamet, e quella frase sulla sua tomba – La mia libertà equivale alla mia vita – ha rappresentato un monito per le future generazioni.

Bettino Craxi era leader globale, ma qual era la sua visione sulla crisi del Medio Oriente?

Era riconosciuto e rispettato, dagli altri leader mondiali, per la sua personalità, per il suo carisma e per la sua visione politica e, infatti, nessuno poteva dire che la sua visione non fosse di uno statista, una visione di Italia e del mondo ben definita ma, soprattutto, considerata e studiata in una prospettiva a lungo termine. Attraverso queste posizioni diede valore e credibilità all’Italia, non solo in politica estera ma anche in quella economica e infatti l’ingresso nel G7 ha segnato la presenza del nostro Paese tra i “grandi” del mondo. Teneva tanto alla stabilità del Medio Oriente e del ruolo dell’Italia da protagonista nell’opera di pace, per la sua posizione strategia al centro del Mediterraneo. Riconosceva e sosteneva la tesi dei due popoli e dei due Stati, in cui la Palestina doveva essere liberata dal terrorismo, riconoscendo alla stessa e a Israele il diritto di esistere e di avere una patria, uno stato indipendente. Riteneva, altresì, che questa tesi doveva essere sostenuta attraverso un intervento di mediazione dell’Italia e del suo Governo, non solo con Israele ma anche con Yasser Arafat, che era il presidente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, con cui Craxi manteneva stretti rapporti.

Un uomo che sognava l’Italia guardando all’orizzonte. Perché non riuscì a ritornare?

Craxi amava l’Italia, desiderava tornare ma da uomo libero e vivo, voleva tornare da Hammamet per curarsi ma il suo senso di patriottismo si scontrava con quello dell’amore della libertà. Non riuscì, purtroppo, il corridoio umanitario, proposto dalla sua famiglia, allo scopo di ricevere le cure in Italia poiché la politica aveva paura di un suo ritorno in quanto lo definiva un simbolo di corruzione che andava abbattuto, dimenticando, il suo lato umano. Il funerale di Stato fu rifiutato dalla famiglia in quanto ritenuto un gesto ipocrita, rispettando, coerentemente, il pensiero di Craxi fino all’ultimo minuto. Infatti, sacrificò la sua vita in nome della libertà senza, però, scappare, come molti dissero durante quei giorni. Possedeva un passaporto, aveva una casa ad Hammamet e non era stato emesso nessun divieto di espatrio al momento della partenza. Fu dichiarato irreperibile, successivamente, dalla Procura, ma era evidente, agli occhi di tutti, dove si trovasse, tuttavia nessuno volle ascoltarlo o interrogarlo, come se il finale fosse già scritto.

È evidente che ancora oggi, nel 2024, crediamo che sia necessario parlare di Bettino Craxi, e questo libro ne è un’ulteriore conferma.

Alla fine, possiamo ben affermare che la partita è stata vinta da Bettino Craxi in quanto, in realtà, non riuscirono a sconfiggerlo e lo dimostra il fatto che il suo pensiero e il suo modo di fare politica sono al centro di temi ancora attuali. È innegabile come ci abbia trasmesso dei valori utili ancora oggi per comprendere meglio il presente al fine di costruire un futuro migliore.

(*) Sigonella-Hammamet. L’affaire Craxi: tra menzogne, verità e falsi miti di Salvatore Di Bartolo, la Bussola 2024, 128 pagine, 15 euro

Aggiornato il 09 dicembre 2024 alle ore 11:03