Nomine Ue: è rottura tra von der Leyen e la maggioranza

Ursula von der Leyen si sta giocando la presidenza della nuova Commissione europea. A due settimane dall’investitura ufficiale la politica tedesca è entrata in un clamoroso conflitto con il leader della maggioranza (Popolari, Socialisti e Liberali). A nulla è valso l’incontro che la presidente dell’Esecutivo Ue con il presidente del Ppe Manfred Weber, della capogruppo dei Socialisti e Democratici Iratxe García Pérez e della capogruppo di Renew Europe Valérie Hayer. I socialisti non voteranno Raffaele Fitto (Ecr) come vicepresidente. Il Ppe, trascinato dalla delegazione spagnola, è pronto a strappare sulla socialista Teresa Ribera. E il baratro, per Ursula, non è più un’ipotesi dell’irrealtà. Il gioco dei veti incrociati, cominciato a inizio settimana, è sfuggito di mano a tutti. Lunedì sera i tre leader della maggioranza avevano deciso di aggirare temporaneamente l’ostacolo votando contestualmente i sei candidati vicepresidenti: la popolare Henna Virkkunen, i liberali Kaja Kallas e Stephane Sejourné, le socialiste Ribera e Roxana Minzatu e il conservatore Fitto. Non è servito a nulla. Tra socialisti e popolari sono volate accuse via via più pesanti. Nell’audizione all’Eurocamera, Ribera è stata duramente attaccata per le alluvioni in Spagna. E la linea del Ppe si è mostrata in linea con quella del Partido Popular: il sì alla fedelissima di Pedro Sánchez può arrivare solo dopo che Ribera avrà chiarito, nel Parlamento iberico, di non essere coinvolta nel disastro di Valencia. Appuntamento che è calendarizzato per il prossimo 20 novembre: un’eternità.

Ma se la Ribera traballa, non va meglio per Fitto. In un gioco di specchi tra vittime e carnefici, i socialisti sembrano aver messo un punto sul candidato di Giorgia Meloni. “Non lo voteremo in nessun caso, la fiducia è rotta. Il pacchetto per noi è di cinque vicepresidenti, il Ppe lo voti con l’estrema destra”, hanno sottolineato fonti del gruppo S&D. All’interno del gruppo anche le posizioni dei dem, sulla scia dello scontro continuo da un lato con il Ppe e dall’altro con la premier italiana, si sono irrigidite. Innescando nuovamente l’ira di Meloni: “Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra”. Altrettanto dura è stata la replica dem. “Basta favole, nel 2019 eri contro la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo e organizzavi addirittura una protesta davanti a Palazzo Chigi”, ha tuonato l’europarlamentare del Pd Dario Nardella. Mentre Schlein ha proseguito con la linea del silenzio, sostenendo che Meloni, attaccando su Fitto, vuole distrarre l’attenzione dalla Manovra.

A tarda sera, sull’Eurocamera, è scesa una coltre di incertezza. Con un punto fermo, però. La palla ora è nel campo di von der Leyen. Lo sostengono i socialisti, lo argomentano i liberali, lo sussurra, con maliziosa discrezione, anche qualche popolare. A complicare il quadro ci sono le vicende politiche di Spagna e Germania. La prima alle prese con gli strascichi delle devastazioni di Valencia. La seconda prossima a una tornata elettorale dove la Cdu è data per favorita e l’Spd si contenderà il secondo posto con l’estrema destra di Afd. Non è un caso che l’accusa costante che da socialisti, liberali e Verdi viene fatta a Weber sia quella di voler fare asse con le estreme destre. Solo che, con la Germania al voto e l’uragano Donald Trump in arrivo, per Weber il gioco si complica. Ma a farne le spese potrebbe essere la presidente della Commissione. Non sono più escluse le dimissioni di Ursula von der Leyen. Il piano B ha un nome e un cognome: Mario Draghi. A Bruxelles ne sono convinti in molti. A cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron.

Intanto, la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola comunica che “il Parlamento europeo voterà la prossima Commissione il 27 novembre. C’è ancora tempo. L’Aula è pienamente impegnata a far entrare in carica la nuova Commissione. Questa è una nostra responsabilità e la prendiamo molto seriamente. Soprattutto se guardiamo a ciò che sta accadendo nel mondo”. Secondo Metsola, “i primi mesi di ogni nuova legislatura sono sempre difficili, ma ciò che è importante è lavorare assieme. Abbiamo bisogno di stabilità in tempi di cambiamento. Detto questo, il nostro lavoro continua, le decisioni vengono prese, i processi legislativi sono in corso. Ciò che i cittadini si aspettano da noi è che continuiamo a fornire aiuti all’Ucraina, alla competitività europea e al prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue”.

Aggiornato il 14 novembre 2024 alle ore 10:51