Con Paola Concia, ex parlamentare del Partito democratico, femminista ante litteram, attivista dei diritti civili quando ancora in Italia era un tabù parlarne, chi scrive ha un rapporto di amicizia e di stima reciproca ultradecennale. In quest’intervista, quindi, mi rivolgerò a lei dandogli del “tu”, perché è innanzitutto un dialogo tra due amici che, pur con idee politiche piuttosto differenti, non hanno mai rinunciato al confronto. Trovo poi lisergica quell’imbarazzante consuetudine di certi colleghi che intervistandosi a vicenda o rivolgendo domande a persone con cui hanno una consuetudine abituale si danno del “lei”.
Cara Paola, vorrei iniziare questa chiacchierata con una tua riflessione sulle elezioni americane appena svoltesi e sul ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. In particolare, vorrei capire tu che ne pensi di un fatto oggettivo che molti analisti americani ritengono essere stato uno dei motivi della sconfitta di Kamala Harris e del Partito democratico, mi riferisco alla percezione comune che la sinistra – e non solo negli Stati Uniti – abbia oggi uno sguardo rivolto più ai diritti civili di pochi che a quelli sociali di tutti.
Come ben sai nella mia legislatura sono stata l’unica parlamentare dichiaratamente omosessuale e durante il mio mandato alla Camera ho portato all’attenzione di tutti, spesso con sinergie inaspettate con il centrodestra, il tema e l’importanza dei diritti civili nel nostro Paese. D’altronde è una lotta che faccio da decenni e da molto prima che fossi eletta deputata. Però ho sempre detto, e anche scritto, che i diritti civili devono andare di pari passo, direi a braccetto, con quelli sociali. Se questo non accade si rischia di avere un risultato opposto rispetto alla bontà delle iniziative e alla necessità oggettiva che i diritti civili siano interpretati non come rivolti a pochi, ma a tutti. In quest’ottica è comprensibile la rabbia del cittadino medio americano che negli ultimi tempi ha visto peggiorare la propria condizione economica mentre la sinistra al Governo era molto impegnata a parlare di pronomi e di politicamente corretto.
A proposito di pronomi e cose simili, ho visto recentemente un video diventato subito virale di uno studente universitario di Yale che denunciava il fatto che i suoi professori ormai tengono lezioni snaturando la lingua pur di non cadere nell’errore di usare il femminile o il maschile temendo di offendere qualcuno. Quello studente, che ha detto di essere iscritto alle liste elettorali come democratico, ha annunciato che avrebbe votato Trump proprio perché stufo di queste sciocchezze.
Non mi stupisce. In America ci sono stati vari episodi di insegnanti e professori universitari cacciati perché si rifiutavano di snaturare la lingua, come hai detto tu, continuando ad usare pronomi e termini normalmente al femminile o al maschile. Una situazione francamente ridicola ma anche pericolosa per molte ragioni, soprattutto perché, come nel caso di quel ragazzo e come dicevo poc’anzi, si rischia l’effetto esattamente contrario. Tempo fa ho letto che in America le donne dovrebbero essere definite “persone con l’utero” per usare il linguaggio inclusivo: se mi definissero così potrei avere una reazione incontrollata! Sono cose sbagliate perché per includere si esclude il 50 per cento della popolazione mondiale, le donne, una follia. E vanno a incidere sulla percezione del cittadino comune che alla fine, dice basta! I diritti civili, lo ribadisco, sono un patrimonio di tutti, se vengono invece ritenuti questione inerente a pochi vuol dire che la politica ha fallito.
Ormai da dieci anni vivi in Germania, anche lì la situazione per la sinistra è, oserei dire, drammatica. Olaf Scholz è al capolinea dopo che la sua coalizione “semaforo” (Spd, Verdi, e Partito liberale, ndr) è andata in frantumi e probabilmente ci saranno presto elezioni anticipate. Pensi che anche lì la destra possa vincere le prossime elezioni sospinta dalla rabbia sociale, come accaduto negli Stati Uniti?
In Germania, come sai, non è possibile cambiare Governo così facilmente come in Italia, non basta che una componente politica si sfili dall’alleanza che sostiene il cancelliere in carica per cambiarlo, perché c’è la sfiducia costruttiva. Fatta questa premessa, non mi vergogno di dire che Olaf Scholz è stato un disastro e anche grazie a lui la destra ha conquistato enormi consensi. Attenzione però a parlare di destra quando si parla per esempio di Afd: loro sono l’ultradestra, che non ha nulla a che vedere con i conservatori europei o con i repubblicani o con Fratelli d’Italia e addirittura nemmeno con il partito di Marine Le Pen in Francia, che infatti non li ha voluti nell’eurogruppo di Identità e democrazia. C’è sicuramente anche qui in Germania grande preoccupazione per l’economia e per ciò che potrebbe accadere in futuro; anche qui la classe media è terrorizzata dall’inflazione e dalla recessione. Il fatto che Volkswagen abbia annunciato la chiusura di ben tre stabilimenti produttivi è stata una doccia fredda che il popolo tedesco non si aspettava, siamo in un periodo economicamente drammatico e questo per un tedesco è fonte di ansia estrema. Sicuramente ci saranno elezioni anticipate a inizio anno, e anche questa è una situazione che non piace al cittadino tedesco, che vuole stabilità. Il fatto che il Governo Scholz sia naufragato così disastrosamente porterà certamente l’Spd a prendere una batosta alle elezioni anticipate, d’altronde accadde anche con Gerhard Schröder quando le indisse nel 2005. Penso però che vincerà la Cdu di Friedrich Merz e probabilmente vedremo un’altra grande coalizione, stavolta a guida centrodestra. Afd va assolutamente arginata e nessun altro partito, credo, si presterà a fare accordi con loro.
Anche in Germania, come in America e anche in Italia, il tema dell’immigrazione si sta facendo sentire, su questo però Afd aveva ragione, o no?
La Germania è da sempre un Paese molto accogliente. Ci sono stati vari momenti storici, anche recenti come quando scoppiò la guerra nei Balcani o, per rimanere ai giorni nostri, con la guerra in Ucraina, in cui decine di migliaia di immigrati sono stati accolti in Germania. Certo, la crisi economica ha portato anche qui quella insoddisfazione del cittadino medio tedesco che vede aiutare sempre tutti a proprie spese, direi che è un fattore psicologico. Scholz, dopo le ultime batoste elettorali in Sassonia e Turingia, ha cambiato passo su questo tema, adeguandosi in parte alle richieste della base elettorale dell’estrema destra. Non ha fatto bene onestamente, credo che anche per questo perderà malamente le prossime elezioni. Se adotti politiche di destra, la gente va dall’originale.
Voglio chiudere questa nostra chiacchierata tornando a un tema che abbiamo in parte toccato poc’anzi, quello dell’educazione scolastica. Da diversi anni sei coordinatrice del Comitato organizzatore di Didacta Italia, la più grande fiera europea dedicata alla scuola del futuro che proprio grazie a te è sbarcata nel nostro Paese; come si approcciano gli insegnanti di oggi alla tematica dei diritti civili e all’inclusione? E con l’attuale ministro Giuseppe Valditara lavori in armonia o su questi temi hai trovato difficoltà?
Parto rispondendoti subito alla seconda parte della tua domanda. Con il ministro Valditara si è creata da subito una sinergia e lavoriamo bene insieme. L’attuale titolare del dicastero dell’Istruzione e del Merito apprezza molto il mio impegno nel realizzare ogni anno questo importante appuntamento che è ormai diventato da ben 11 anni Didacta Italia. Con lui c’è dialogo costante. D’altronde, da quando mi occupo di Didacta Italia ho visto avvicendarsi sei ministri dell’Istruzione, due di sinistra, due grillini e due leghisti: con tutti ho sempre lavorato bene e da tutti ho riscontrato interesse per questa iniziativa che è oggi un l’evento più importante sulla innovazione della didattica e degli ambienti di apprendimento. Per quanto riguarda gli insegnanti e il loro approccio alla necessità di far apprendere agli studenti l’importanza dei diritti civili e dell’inclusione sociale, anche qui, sono costantemente stupita e soddisfatta della grande apertura su questi temi. In tutti questi anni ho incontrato migliaia di insegnanti e ho sempre trovato la massima disponibilità da parte loro ad aggiornarsi e a capire quanto sia fondamentale per i giovani d’oggi approcciarsi fin dai banchi di scuola a un mondo che cambia. Ovviamente con grande equilibrio, nella consapevolezza che anche la didattica, anzi, soprattutto questa, deve essere in costante aggiornamento per essere al passo con i tempi e con la nostra società in continua evoluzione.
Aggiornato il 12 novembre 2024 alle ore 09:43