Maligni e malvagi contro Landini

Il simbolo del corporativismo nostrano, il sindacato, vanta (non a caso) come proprio leader maximo Maurizio Landini, astioso capo della Cgil. È nato nell’agosto 1961, a vent’anni si iscrive al Pci e poi diede il via alla sua attività sindacale le cui tappe sono facilmente riscontrabili anche consultando Wikipedia. Non le riportiamo in questa sede altrimenti correremo anche noi il rischio di esclamare la fatidica frase: “Ma quando ha lavorato questo?”. Ma intanto la sua busta paga mensile consta di un recente, ulteriore aumento di cerca trecento euro. Il sindacato italiano rappresenta più le persone anziane (se non già pensionate) che i lavoratori di generazioni più recenti e, di conseguenza, non riesce a modificare il proprio modo di essere nella società del nostro Paese. È vecchio e dimostra di aver paura di rinnovarsi. Non bastano qualche corteo o qualche blocco sparsi qua e là. Lo sciopero generale è stato ormai trasformato in una piacevole ma inutile passeggiata che caro costa ai lavoratori (quelli veri) che vi partecipano e alle loro buste paga. Si rammenta ai più che quello che oggi invoca alla “rivolta sociale”, l’altro ieri si è dimostrato piuttosto “distratto” e accondiscendente di fronte alle discutibili scelte industriali di Stellantis e la sua voglia irrefrenabile di chiudere i propri stabilimenti in Italia: i più maligni sostengono che il prode Landini (insieme a tutta la compagnia) in questo caso è stato accucciato per non finire sui giornali, più in particolare la Repubblica e La Stampa che, “casualmente”, sono di proprietà di chi possiede Stellantis. Quanta gente malvagia che gira!

Aggiornato il 08 novembre 2024 alle ore 18:44