Diplomazia asimmetrica

Desiderando offrire un breve contributo informativo e non intendendo affrontare il tema in maniera esaustiva a motivo della sua vasta complessità, osserviamo che nell’attuale contesto internazionale, i conflitti sono sempre più caratterizzati da asimmetria, un fenomeno che si è molto sviluppato, e violentemente imposto, con l’emergere di nuovi soggetti agenti e con la accelerata mutazione delle dinamiche di potere. Tradizionalmente la guerra segnalava come uno scontro diretto tra Stati sovrani che schieravano eserciti regolari, organizzati, addestrati e equipaggiati per condurre battaglie campali su terreni convenzionali. Si segnala, invece, che di recente i conflitti non vedono come protagonisti soltanto gli Stati. Sullo scenario internazionale ormai sono sempre più frequenti i conflitti che annoverano quali protagonisti attori non statali, come per esempio gruppi terroristici, milizie armate, organizzazioni criminali transnazionali.

La globalizzazione ha ridisegnato un mondo in cui lo Ius excludendi omnes alios si manifesta indebolito rendendo più permeabile il territorio su cui le nazioni estrinsecano la loro sovranità. Tutto ciò ha agevolato il proliferare di soggetti non statali che si muovono su scala globale, sfruttando la capacità di networking, il traffico internazionale di armi, risorse e, soprattutto, la più recente tecnologia. Purtroppo la globalizzazione non solo ha abbattuto le barriere economiche e politiche, ma ha anche modificato i metodi attraverso i quali i conflitti si propagano. Gli Stati Uniti, per esempio, sono intervenuti militarmente in diverse nazioni, dalla Libia all’Iraq, in conflitti che spesso non avevano un chiaro antagonista statale, ma piuttosto una molteplicità di gruppi rivali che operano su determinati territori.

La proliferazione delle tecnologie digitali ha anche avuto un impatto significativo sui conflitti moderni. È interessante segnalare che l’uso di droni, la diffusione di guerre cibernetiche, il ricorso a cyber-attacchi e la manipolazione dei media attraverso la disinformazione sono oggi diventati strumenti chiave nelle guerre contemporanee. Le battaglie non si combattono più soltanto sul campo di battaglia, ma anche nello spazio virtuale, dove la manipolazione delle informazioni può avere un impatto profondo sull’opinione pubblica e sulle conseguenti decisioni politiche. La guerra cibernetica, ad esempio, ha visto numerosi esempi di attacchi contro infrastrutture critiche come le reti elettriche e i sistemi di comunicazione.

La diplomazia asimmetrica può essere considerata alla stregua di una risposta alle guerre asimmetriche, lì dove i conflitti non vedono verificarsi uno scontro diretto tra due Stati con eserciti regolari e come tali distinguibili, ma piuttosto si assiste al coinvolgimento di protagonisti che non operano in modo convenzionale, come gruppi paramilitari e anche attori economici o sociali. A differenza della diplomazia tradizionale, che si concentra sulle negoziazioni tra Stati e sulla formalizzazione di trattati, la diplomazia asimmetrica è caratterizzata dalla sua flessibilità e dalla sua capacità di trattare con una molteplicità di attori, ognuno con obiettivi e finalità diverse, ma tutti accomunati dalla assenza di attività convenzionalmente definibili.

Un caratteristica assolutamente fondamentale della diplomazia asimmetrica è la sua capacità di affrontare le crisi e i conflitti in modo più celere e mirato. Pertanto una prima ipotesi operativa può individuarsi nell’uso di alleanze tra attori non statali, come le ong, le organizzazioni internazionali, e anche le imprese, un simile modo di procedere si manifesta fondamentale per ottenere risultati di livello globale. Le organizzazioni internazionali, ad esempio, in relazione alle loro specificità costitutive possono essere chiamate a svolgere un ruolo importante di mediazione, di costruzione di fiducia, e di monitoraggio dei cessate il fuoco o degli accordi di pace, mentre le ong possono fornire supporto tecnico, logistico e umanitario. Questi attori sono essenziali per rafforzare la resilienza delle comunità colpite dalla guerra asimmetrica e favorire il dialogo tra le diverse parti belligeranti.

La diplomazia asimmetrica, infatti, necessita una prima fase di profonda comprensione delle dinamiche locali e delle cause talvolta anche non apparenti dei conflitti. Ne consegue che la diplomazia asimmetrica per essere efficace, dovrà necessariamente essere sensibile alle realtà socio-politiche locali, riconoscendo che i conflitti non sono solo il risultato di dispute geopolitiche, ma anche di disuguaglianze economiche, etniche, religiose e sociali. Si rifletta un momento sulla guerra in Siria che ha visto un coinvolgimento diretto di attori non statali, come gruppi ribelli, milizie curde, e organizzazioni terroristiche, ma anche annoverato l’intervento di potenze mondiali come gli Stati Uniti, la Russia e la Turchia, ciascuna con obiettivi e alleanze diverse. In questo contesto, la diplomazia asimmetrica ha dovuto necessariamente affrontare la complessità delle diverse fazioni in campo e degli interessi contrapposti.

Una delle principali sfide della diplomazia asimmetrica è proprio quella di modulare la propria strategia operativa e quindi essere pronta a tentare di contrastare e di sciogliere possibilmente situazioni di grave tensione bellica tra protagonisti anche non statali in continua evoluzione. La diplomazia tradizionale, com’è noto, si basa su protocolli ufficiali e trattati internazionali opponili e vincolanti per diritto internazionale alle singole parti in conflitto, la diplomazia asimmetrica invece postula un approccio diverso, ossia più fluido e reattivo, dove la negoziazione, il dialogo e la cooperazione devono svolgersi senza soluzione di continuità e non necessariamente precedentemente formalizzati. In un simile scenario globale, le risposte e della diplomazia asimmetrica devono essere caratterizzate da rapidità, devono essere pronte a gestire molteplici attori caratterizzati da obiettivi contrastanti, e destinatari di influenze diffuse e prodotte da nuove tecnologie, come la cybersicurezza et similia.

In breve sintesi, l’asimmetria nella diplomazia è certamente caratterizzata da condotte strategiche utilizzate per prevenire possibilmente i conflitti e promuovere la pace in aree particolarmente critiche. Per raggiungere tali fini la diplomazia asimmetrica spesso dovrà dare vita a negoziati indiretti, mediazione tramite terze parti, e approcci ibridi che coniugano la diplomazia preventiva e le misure di contenimento. Sicuramente il coinvolgimento delle comunità locali interessate e delle organizzazioni internazionali può agevolare il raggiungimento di soluzioni di pace che nel tempo possano avere il sostegno delle popolazioni direttamente coinvolte nei conflitti asimmetrici.

(*) Avvocato

Aggiornato il 08 novembre 2024 alle ore 13:52