Occorre esercitare un’attenta vigilanza di tipo liberale e democratico nel presente se non vogliamo che il tempo che verrà sia contraddistinto da un aumento dell’autoritarismo in Occidente di cui già vediamo i segni da molto tempo.
Accanto al dispiegarsi trionfale dell’apparato tecnico scientifico e burocratico che da molto tempo fa valere la sua potestà, con conseguenze dannose sulla vita dei cittadini (perché tale apparato accentra su di sé quasi tutti i poteri, anche a discapito della politica), l’aumento vertiginoso delle disuguaglianze non interdetto da alcuna azione o dialettica ha portato all’avvento di una pericolosa anche se non molto vistosa piramidalizzazione sociale, perché ovviamente i super ricchi non frequentano gli stessi spazi della classe media e dei ceti popolari.
Non essendo più abituati all’azione diretta e alla dialettica politica, in Occidente daremo l’assenso a qualsiasi misura ci verrà presentata come di buon senso, nel segno del tachteriano There is no alternative in declinazione tecno-autoritaria, quando il buon senso in questi venti ultimi anni non è stato altro che l’irrigidirsi delle strutture politiche, l’allontanamento dell’uomo dalla natura, la desacralizzazione, la crisi dell’arte, il trionfo dell’apparato tecnico scientifico, l’aumento delle disuguaglianze e il disinteresse della gente per la politica.
Colpa degli intellettuali è di non aver avuto il coraggio di mostrare questa deriva e di non aver consigliato con la loro coscienza critica, se vogliamo, i partiti politici come avveniva un tempo.
Non sarà facile tenere a bada l’autoritarismo latente, tecnologicamente indotto e iper sostenuto che verrà, perché è una questione anche di risorse. Il mondo di oggi non è certo quello degli anni Settanta, con una popolazione mondiale rispetto ad allora più che raddoppiata, senza che questa crescita demografica abbia toccato quasi minimamente i paesi occidentali più ricchi. E allo stesso tempo il maggior peso demografico dei paesi in via di sviluppo ha drenato e drena ogni giorno immani quantità di risorse, dal petrolio, al gas fino al cibo e all’acqua, con un conseguente aumento dei prezzi di tali risorse sul mercato che si ripercuote sulla qualità della vita dei singoli consumatori anche in paesi come l’Italia.
Sembra un po’ la dinamica che aveva colpito la civiltà europea nella prima metà del Trecento, quando la crescita demografica era diventata intollerabile rispetto alle strutture tecnologiche di quel tempo, ed era susseguita una tremenda epidemia che aveva sgonfiato quella crescita non più tollerabile.
La crescita demografica però mette in evidenza l’importanza di una azione di cooperazione internazionale tra paesi in modo da gestire il fabbisogno energetico e di cibo che verrà, una concertazione di cui nel presente purtroppo non si vedono molti segnali, sperando che il presidente eletto Trump possa fare qualcosa per l’alleggerimento delle tensioni internazionali.
Ma se l’inflazione continuerà, se non si troveranno nuove risorse a un prezzo ragionevole per tutti, continuerà una spirale all’impoverimento della classe media e all’aumento delle disuguaglianze, con conseguenze evidenti sul piano della crescita del controllo sociale e della sicurezza. Perché sarà più difficile gestire il malcontento di molti che un domani avranno maggiori difficoltà ad accedere al mercato dei beni e del consumo come avvenuto negli ultimi cinquant’anni, in una società dove ciascuno è stato abituato a pensare che il benessere fosse una risorsa alla sua portata, con la conseguenza che una piccola élite oligarchica deterrà le chiavi del potere tecnocratico e rimarrà l’unica casta che potrà accedere facilmente al benessere.
Quella delle risorse è una delle questioni principali del nostro tempo perché una società liberale non può arrendersi al fatto che il mondo di domani possa diventare un mondo di chiusure e di pochi che hanno le leve del potere su tutto. Ne va della sua stessa essenza di continuare ad essere liberale.
Aggiornato il 07 novembre 2024 alle ore 09:34