Se la legge elettorale va bene a tutti

Ora tocca sentire bestialità come: dal momento che non ha votato il 56 per cento degli aventi diritto, non è democrazia.

È democrazia anche se l’80 per cento sceglie di non votare. Perché votare è un diritto, ma è un diritto anche non farlo. Magari invece di pigolare come fanno, meglio sarebbe se si chiedessero: come mai, perché, una larga quota di elettorato non vota più; come mai, perché, è delusa; come mai, perché, non ci sono più idee-forza e persone che incarnano queste idee-forza?

In Liguria per una manciata di voti vince il centrodestra. Colpa, dicono in molti, del fatto che non si è incluso Matteo Renzi. Colpa della lite Grillo-Conte, dicono altri. È una concezione padronale dell’elettorato: se il capo dice votate a destra, il “branco” vota a destra; se il giorno dopo dice sinistra, il “branco” obbedisce. Non hanno ancora capito che l’elettorato ormai vota di testa sua. O meglio, ormai non vota, visto che oltre il 50 per cento ha rinunciato a deporre la scheda (e non sappiamo quante siano le bianche e le annullate).

Romano Prodi: il grande saggio del centrosinistra; invitato a convegni e manifestazioni, dispensa consigli e suggerimenti, ascoltato con attenzione e interesse. Uno di questi “consigli” di Prodi riguarda la legge elettorale. Il rafforzamento della democrazia, sostiene, non passa da una forma di governo come il premierato scommettendo tutto sul rafforzamento della guida dell’Esecutivo che, nella sostanza, insegue una terza via tra autoritarismo e democrazia, esautorando così un Parlamento già indebolito e recidendo il fragile rapporto fra i partiti e il Paese. Per Prodi per rafforzare la democrazia si deve andare in altra direzione: “...serve una legge elettorale con collegi uninominali capaci di giocare contro la frammentazione e di obbligare i partiti a proporre candidati non nominati dall’alto, ma eletti da un popolo che li conosce. Solo così si innalza la qualità dei parlamentari e, quindi, il ruolo del Parlamento”. È quello che inascoltato proponevano, in anni lontani, Marco Pannella e il Partito Radicale.

Il suggerimento ora viene da Prodi, il grande saggio del centrosinistra, dispensatore di consigli, ascoltato con attenzione e interesse. Questa volta no: né Elly Schlein né altri esponenti del Partito democratico, per non dire di Conte, Renzi, Calenda, Bonelli, Fratoianni mostrano il benché minimo interesse al suggerimento e al consiglio di Prodi. Questa legge elettorale che permette alle oligarchie dei partiti di nominare i candidati va benissimo a tutti. Questa la situazione, questi i fatti.

Aggiornato il 01 novembre 2024 alle ore 17:45