La Riviera di Ponente si schiera nettamente con Marco Bucci, la Riviera di Levante preferisce Andrea Orlando. Potremmo riassumere così le elezioni regionali in Liguria, dove è andato in scena un duello all’ultimo voto tra il sindaco di Genova e il probiviro dei Dem. Ricordiamo ai nostri lettori che un mese fa, su queste pagine, avevamo previsto una competizione serratissima tra i due candidati e un calo dell’affluenza: si è andato a configurare proprio lo scenario che avevamo ipotizzato. Quando, intorno alle 20 di ieri sera, mancavano poco più di duecento sezioni da scrutinare, sembrava ormai definitiva la vittoria del primo cittadino genovese, che ha sopravanzato l’Orlando furioso di circa un punto e mezzo. La demonizzazione di Marco Bucci, attaccato persino per la malattia di cui soffre da un pusillanime che ci asterremo dal nominare, non ha fatto cambiare idea ai cittadini liguri. Il centrodestra è riuscito a mantenere una regione che sembrava persa in partenza, a causa del golpe giudiziario che ha affossato l’ex governatore Giovanni Toti costringendolo alle dimissioni.
Prima di affrontare il tema, è bene soffermarsi sui dati elettorali. La coalizione di Bucci, trainata da Fratelli d’Italia (15,1 per cento), si è affermata grazie al contributo delle liste civiche. Notevole il successo di Vince Liguria (9,4 per cento), il movimento erede della Lista Toti che includeva molti esponenti della scorsa consiliatura. La Lega (8,5 per cento, percentuale quasi identica a quella delle Europee di giugno) supera di poco Forza Italia, che registra un 8 per cento tondo. Orgoglio Liguria – Bucci Presidente ottiene il 5,7 per cento; residuale – ma decisivo – l’apporto dei centristi dell’Udc (1,3 per cento) e di Alternativa Popolare (0,35 per cento). Il campo largo si è trasformato per l’ottava volta in un camposanto. Se il centrodestra aumenta i suoi consensi quando è coeso, non si può dire lo stesso dell’Armata Brancaleone giallorossa. Il Pd è primo partito (28,4 per cento), certo, ma farebbe meglio a non esultare. La sua crescita equivale al tracollo del Movimento 5 Stelle, precipitato a un misero 4,6 per cento. Tutto questo nella regione del suo fondatore Beppe Grillo, che ha deciso di disertare il seggio lanciando un sonoro “vaffa” a Giuseppe Conte. Alleanza Verdi e Sinistra (6,1 per cento), la Lista Andrea Orlando Presidente (5,3 per cento) e i partiti minori non colmano questo gap. Possiamo dedurre un teorema: quando il Pd guadagna voti, lo fa cannibalizzando i pentastellati. Sempre. E il perimetro di un’alleanza pericolosamente sbilanciata a sinistra continua a restringersi sempre di più.
I profeti di sventura erano convinti che la Liguria sarebbe andata nelle mani del cosplayer di Burlando (da notare la somiglianza tra i due cognomi). Credevano di farcela, ma si sono sbagliati. Questi risultati ci confermano che i liguri hanno scelto la continuità respingendo la “sinistra dei veleni”, come l’ha brillantemente definita Daniele Capezzone su Libero. Più di qualcuno non sopportava il buongoverno di Giovanni Toti e impallidiva al pensiero che uno storico feudo dell’Ulivo potesse premiare un amministratore virtuoso – di segno politico opposto. Così la magistratura, basandosi su impianto accusatorio semplicemente pretestuoso, ha perseguitato il presidente che ha inaugurato cantieri, ha aperto infrastrutture, ha creato migliaia di posti di lavoro e ha dato una prospettiva di sviluppo a lungo termine per la Liguria, dopo anni di ossificazione del sistema produttivo. Non possiamo dimenticare il giubilo dei compagni quando Toti è finito ai domiciliari. Né possiamo dimenticare il vergognoso accanimento mediatico che è andato in onda a reti unificate nell’estate appena trascorsa. I forcaioli del campo largo volevano distruggere la reputazione di un grande uomo umiliandolo in piazza e sventolando le manette. Nonostante ciò, la lezione del compianto Silvio Berlusconi si è rivelata vera anche stavolta: l’amore trionfa sempre sull’odio. Buon lavoro, presidente Bucci!
Aggiornato il 30 ottobre 2024 alle ore 09:17