Mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha subito fatto propria l’idea dei centri per il rimpatrio costruiti in Stati terzi, fuori dalle frontiere attuali dell’Unione europea, sperimentata dall’Italia con la struttura in Albania, la sinistra italiana, che non riesce a proporre alternative politiche, mira a distruggere il prestigio del Governo attraverso i magistrati “democratici”, e diffonde la voce su timori del capo dello Stato di un contrasto con le istituzioni supernazionali. Giova, a questo punto, notare come Giorgia Meloni possa, anche sul punto, avere in Ursula von der Leyen, obbiettivante, la sua alleata naturale. La presidente della Commissione comunitaria, infatti, le scorse settimane, nell’esporre i principi di una politica comune di contrasto all’immigrazione illegale, ha espresso l’intenzione di contenere una lista di nazioni estere “sicure” ai fini dei rimpatri. Ciò, a suo dire, per evitare contrasti tra diverse legislazioni nazionali sul punto.
Data l’urgenza, ci auguriamo che il Consiglio dei ministri di questa sera vari un decreto legge che trasformi in norma imperativa l’elenco degli Stati sicuri. Poi invii il testo della norma, subito, alla presidente della Commissione di governo supernazionale, perché la consideri nello stilare la norma comunitaria, e precisi, nella lettera d’accompagnamento, che comunque, se ci fossero differenze rispetto la lista stilata dall’esecutivo europeo, la disposizione nazionale verrà adeguata. Ciò se possibile, in termini di tempo, già in sede di legge di conversione del decreto. Questo genererebbe, a sostegno del Governo conservatore riformista, la solidarietà delle istituzioni dell’Unione e degli Stati membri, preoccupati di chiudere la falla alla clandestinità che si aprirebbe nella frontiera comune dell’Unione se nello Stato membro al centro del Mediterraneo gli scafisti potessero trasportare folle non disciplinate nei flussi, come vorrebbero giudici senza cervello.
Aggiornato il 21 ottobre 2024 alle ore 10:14