Credevamo di averle viste tutte, incluso l’exploit “geografico” della leghista Lucia Borgonzoni che doveva essere l’asso nella manica di Matteo Salvini per sconfiggere (alle ultime elezioni regionali) Stefano Bonaccini. Non fu, elettoralmente parlando, una grande scelta e il candidato del Partito democratico rimase al suo posto, governatore di una delle regioni più rosse d’Italia. Memorabile la cultura geografica della salviniana che, a specifica domanda sull’argomento, dimostrò di non conoscere neppure i confini della regione che avrebbe voluto governare. E fu così che, oltre a dimenticarsi lo spicchio di San Marino che “tocca” l’Emilia-Romagna, la rappresentante leghista decise inopinatamente di far confinare la sua regione anche con il Trentino-Alto Adige che, come noto ai più, proprio a due passi non è. Tra le due regioni ci sarebbe anche il Veneto, ma la Borgonzoni fece finta di nulla.
E veniamo ai giorni nostri perché anche in Liguria la cultura geografica viene conosciuta “a recchia”: si butta là una castroneria sperando che nessuno se ne accorga. E fu così che il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, dopo un attento esame dello status quo ligure, ha dedotto che “Quattro province su cinque sono oggi del centrodestra”. Mumble mumble... noi proviamo a riassumere: Genova, Imperia, La Spezia, Savona. E niente, a noi le province liguri risultano essere quattro, a meno che Sestri Levante o Portofino abbiano fatto “il grande salto” e siano diventate, a nostra insaputa, province d’Italia.
Di certo, chi si candida a gestire un territorio dovrebbe conoscerne ogni minima parte, ogni pregio e difetto, e, perché no, anche i confini geografici.
Aggiornato il 21 ottobre 2024 alle ore 18:19