Non mollare, riformare

Giorgia Meloni, visibilmente irritata per le spiate di qualcuno, il quale ha fatto giungere a giornali e altri mezzi di comunicazione sociale informazioni riservate a membri del Governo e delle Camere, si è detta non disponibile ancora a “fare questa vita” ed a prendere in considerazione di lasciare, per colpa di quei fedifraghi.

Matteo Salvini, all’adunata di Pontida, ha promesso di “non mollare” mai, comunque vada il suo processo penale. Se gli elettori non sono superflui, però, essi hanno dato i maggiori suffragi alla Meloni, dietro impegno di un governo stabile per cinque anni, col quale avrebbe provveduto a sanare l’instabilità degli esecutivi nazionali. Questa promessa ha portato alla proposta di un premierato, assistito da un premio di maggioranza per renderlo irreversibile in corso di legislatura, con regole di successione della persona fisica in caso di “incidente”. Cioè con un Capo dello Stato non sovvertito nelle funzioni. Una sorta di Consolato romano di lungo periodo.

Gli imprenditori esteri stanno prendendo in considerazione di investire e produrre qui da noi, rassicurati da questi prospettiva di stabilità. La presidente dell’Esecutivo comunitario, in forza dalla collaborazione instaurata verso la fine della scorsa legislatura supernazionale, ha voluto Raffaele Fitto nella squadra, di fatto cooptando i conservatori riformisti nel sostegno al suo Eurogoverno.

Salvini può anche “non mollare”, fa parte della coalizione di Governo, ma gli elettori non lo hanno scelto come guida. Tutte le sue posizioni sono incompatibili con le istituzioni comunitarie dell’Unione europea, delle quali tra i fondatori c’è l’Italia. Gli italiani, a prescindere da tutto, lo si ripete, gli hanno preferito Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio dei ministri, per rispetto degli elettori, non può dimettersi per qualche fedifrago. Deve portare a termine il mandato ricevuto, restare in sella e, a costo di dare di speroni e di frusta, saltare gli ostacoli, e far passare le sue riforme. Poi deciderà la Nazione. Per il momento la Meloni ha saltato gli ostacoli e Salvini, invece, ha accumulato penalità. Ci vedremo a primavera, a piazza di Siena.

Aggiornato il 08 ottobre 2024 alle ore 09:49