Per Giorgio Mulè il referendum sulla cittadinanza non sarebbe previsto dalla Costituzione italiana. “Leggendo il quesito referendario è chiaro secondo me che non è un referendum abrogativo. Si tratta di un referendum propositivo, escluso dalla nostra Costituzione” ha spiegato il vicepresidente della Camera dei deputati, in quota Forza Italia. Si tratterebbe infatti “di un’innovazione legislativa che vuole prevedere che un articolo della legge del 1992 sui figli adottati si applichi erga omnes, cioè a chiunque”, ha aggiunto Mulè. Il quesito è sbagliato sul nascere, visto che si intesta ad una “novella normativa che non c’entra nulla con un referendum di tipo abrogativo”, è intervenuto il vicepresidente con l’Adnkronos.
Il deputato probabilmente non è rimasto sorpreso dalla velocità con cui sono state raccolte le 500mila firme necessarie, anche grazie alla possibilità di sottoscrivere il quesito online. “È evidente che c’è un forte interesse rispetto ad una parte politica. Il punto è che il Parlamento su certi temi deve legiferare ed evitare che si inneschi l’idea, sbagliata, che con i referendum si possano innovare le leggi”, ha spiegato Mulè. E ancora: “I referendum di natura popolare non hanno questa caratteristica e si rischia di tradire quella che è una previsione costituzionale”.
L’eventualità, è che l’online inneschi un abuso del referendum popolare, creando anche disaffezione per lo strumento. Che sarebbe un fatto gravissimo. “I primi a farne un uso responsabile dovrebbero essere i promotori che sanno che il referendum è uno strumento altamente democratico da usare cum grano salis o si rischia di svilirlo”, ha spiegato il vicepresidente. “Ammesso poi che venga ammesso – ha aggiunto Mulè – il pericolo concreto è che non si raggiunga il 50 per cento più uno dei votanti, con il rischio che questo crei disaffezione allo strumento, che potrebbe apparire inflazionato, quindi abusato”.
C’è chi dice che per evitare situazioni controproducenti si potrebbe alzare il quorum, ma non è questo il tema. “Ci si potrebbe riflettere poi”, ha ammesso il deputato di Forza Italia. “Potrebbe essere non un deterrente ma uno strumento di garanzia di ulteriore responsabilità, così che ciò che arriva in Corte costituzionale sia già un quesito, sostenuto in maniera assai pesante rispetto alla partenza”, ha chiosato il vicepresidente della Camera.
Aggiornato il 25 settembre 2024 alle ore 17:28