Lasciate stare Gandhi

A certi soggetti piace un mondo imbrattare con vernice le facciate dei “palazzi che contano”, altri si trastullano a colorare l’acqua delle più belle e artisticamente più rilevanti fontane della Capitale. Altri ancora, quando si sentono stanchi, si mettono seduti, ma in autostrada, bloccando il traffico. Dalle boccucce di questi signori, ogni tanto, escono affermazioni che tendono ad equiparare le loro azioni al Ahiṃsā di gandhiana memoria, compiendo così un paragone che definire un po’ azzardato è un eufemismo. È vero, la protesta del Mahatma Gandhi era caratterizzata dalla non violenza ma sempre basata “sul principio di non nuocere agli altri, sia fisicamente che emotivamente”.

D’altronde, dagli annali non risulta, ad esempio, che Gandhi si sia mai sdraiato per terra per bloccare mezzi dei colonialisti inglesi né che abbia mai tirato palloncini pieni di vernice sui palazzi. Si potrà obiettare: esistevano a quei tempi i palloncini? Francamente non lo sappiano, ma si può sempre sostituire il termine con “secchi”. Su, fate i bravi e non appropriatevi di ciò che non è vostro. Lasciate in pace Gandhi, il quale, tra le altre cose, viene qualche volta invocato anche da chi si diletta a occupare case. Ed è tutto dire...

Aggiornato il 25 settembre 2024 alle ore 15:45