Contro l’instabilità politica italiana fa capolino una nuova cura Draghi

L’instabilità dei governi occidentali, e la scarsità di risorse economiche in mano ai cittadini, evidenziano come sia in atto un confronto (una lotta) interna ai poteri finanziari che governano Usa ed Europa. A dar voce al potere provvedono i soliti referenti, che ovviamente non sono mai stati eletti, bensì scelti dalle élite.

In questa chiave forse andrebbe letta la presentazione a Bruxelles del “rapporto competitività” stilato da Mario Draghi: il referente dei poteri bancari sostiene che, per salvare i valori europei serva una svolta, un nuovo debito fatto in comune dagli stati che permetta di raddoppiare gli investimenti pubblici attraendo i grandi privati. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, apre così ai “fondi comuni” per progetti europei, evitando furberscamente di parlare di aiuti, sgravi, e meno tasse per piccola impresa familiare, cittadini, agricoltori.

Draghi ha certamente presentato una ricetta salvifica per la finanza pubblica europea, un progetto che va bene per il grande capitale come per le economie pianificate (lo stato socialista), ma che non lascia spazio alle economie dei tanti cittadini, che vengono ancora una volta considerati masse di manovra. Ma i tipi come Mario Draghi li conosciamo bene, e sappiamo che non escono mai di scena, sono come gli Henry Kissinger o gli Enrico Cuccia, i Charles de Talleyrand o i Georges Clemenceau, o come i vari sir Neville Chamberlain o Winston Churchill: per loro non vale la regola dell’età, finché vivono determinano le umane vicende. Certamente a Mario Draghi interessa più che una multinazionale farmaceutica investa nell’immobiliare, piuttosto che il signor Gino gommista abbia risparmiato per aprire una fabbrichetta ai figlioli che sognano di fare industria. Al potere non interessa il vecchio e genuino sogno italiano. Ma veniamo al concatenamento di eventi.

Nel giro di poche ore si è prima consumato l’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi, poi la richiesta di sei anni di reclusione per il vice premier Matteo Salvini. E qui ci vorrebbe la sfera di cristallo per sostenere che le due vicende sono frutto d’oscure influenze di potere. Ma andiamo con ordine. Vocine ben informate sostengono che, ora al presidente Mattarella basterebbe finissero indagati un altro ministro ed un vice, o un sottosegretario, del governo Meloni per motivare la dura reazione del Colle. In pratica il presidente della Repubblica in carica seguirebbe le orme del suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro che, da nono presidente della Repubblica Italiana (dal 1992 al 1999), andava ad archiviare l’ultimo governo alla Prima Repubblica a seguito dell’inchiesta nota come Tangentopoli o Mani Pulite. Ovviamente Forza Italia si reputa partito “centrista ed istituzionale”, ago della bilancia. E Mattarella, è noto, gradirebbe non poco l’intesa tra Forza Italia, Italia Viva, centristi vari (Azione e compari), Partito Democratico, 5 Stelle, Verdi e sinistre varie.

In pratica la magistratura starebbe collaborando a liquidare Fratelli d’Italia e Lega, estromettendoli dal governo della Nazione?

Questo non si può affermare, certamente è in essere un combinato disposto (forse anche di casualità) che starebbe lavorando alla caduta del governo Meloni.

In questo quadro entrano in gioco anche le mire personali: per esempio la mai celata ambizione di Mario Draghi per il Quirinale. Successione che pare goda anche del consenso dell’attuale inquilino del Colle. Sappiamo bene come la presenza attiva in politica di Mario Draghi agevolerebbe il suo subentro alla presidenza della Repubblica. A questo va aggiunto che, la famiglia Berlusconi ha necessità d’affidare Forza Italia ad un referente dei poteri bancari mondiali (parliamo di quelli occidentali) per mantenere lo scranno che Silvio s’era duramente aggiudicato nel “deep state” finanziario, dove siedono George Soros, Bill Gates, Elon Musk, Warren Edward Buffett, Benjamin Graham, Lynn Martin, Stacey Cunningham, Charles H. Brandes, Peter Lynch, Thomas Farley, Larry Fink, Robert Steven Kapito.

Non dimentichiamo che, i “poteri bancari” si rivolgevano a Silvio Berlusconi quando dovevano trattare con Vladimir Putin: il Cavaliere aveva il suo considerevole peso, ecco perché i signori britannici delle piattaforme petrolifere lo volevano perennemente indagato. 

Poi dobbiamo considerare che, quando necessitava un intermediario europeo al tavolo dei poteri bancari planetari, lo stesso Barack Obama aveva consigliato di “telefonare a Mario” (Draghi ovviamente): e parliamo dello stesso presidente Usa (Obama) che telefonava al premier italiano Mario Monti per parlare dei poteri europei, ed a Draghi per capire quelli bancari. Berlusconi sapeva utilizzare Mario Draghi, infatti il Cavaliere lo aveva voluto vertice di Banca d’Italia e poi di Bce, quindi premier dopo Conte. Il Cavaliere conosceva Draghi come le proprie tasche, e ne aveva capito l’utilità all’indomani della notizia della presenza di Supermario al vertice sul Royal Yacht “Britannia” del 2 giugno 1992, dove i poteri finanziari occidentali pianificavano la svendita degli asset pubblici italiani allo scoccare della fine della Prima Repubblica. 

Era stato Giulio Andreotti, durante un riservatissimo incontro, a rendere edotto il Cavaliere sulle capacità di Mario Draghi, su come avesse prima scalato la direzione generale del Tesoro e poi si fosse fatto largo nei poteri bancari occidentali. Tutte peculiarità che avevano determinato i dissapori tra Supermario e Francesco Cossiga. Ecco perché Mario Draghi non ha mandato giù il sorcio d’essere stato attaccato dal popolo italiano durante il suo premierato “tecnico”. Non dimentichiamo che, Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica il 29 gennaio 2022 proprio perché il Parlamento, in profonda confusione pandemica, non riusciva a trovare la quadra sull’elezione certa di Draghi al Colle.

A livello personale Supermario ha due conti in sospeso, ben due sassolini da togliersi dalle scarpe: il primo è un conto da regolare con gli italiani, popolo che lui non stima, il secondo è essere incoronato Presidente della Repubblica. Se l’incarico fosse dipeso da una investitura del potere, Mario Draghi siederebbe già al Quirinale come presidente a vita. Purtroppo per lui la democrazia prevede passaggi istituzionali che lui poco apprezza. Ecco che qualcuno potrebbe avergli suggerito (probabilmente la sua stessa testa) che necessiterebbe entrare nei tavoli di trattativa politica, e senza esternare l’arroganza di chi appartiene all’Olimpo dei poteri bancari. Occasione ha voluto che la famiglia Berlusconi, secondo certi consigliata dai Moratti (Letizia per intendersi), abbia considerato opportuno offrire Forza Italia alla supervisione di Mario Draghi: garantendogli che eletti e vertici si dimostrerebbero buoni servi della causa draghesca.

Ovviamente Supermario potrebbe avere l’occasione di controllare un governo gradito a certi poteri europei (Pd, Italia Viva, Azione, centristi, Verdi e Sinistre), che poi sono quelli che hanno voluto la rielezione di Ursula von der Leyen. Un governo che, probabilmente, introdurrebbe una patrimoniale europea, applicando in maniera draconiana le norme europee contro i lavori artigianali, poi seguirebbe i consigli di un Mario predecessore di Draghi premier, ovvero che per addrizzare gli italiani necessita levare loro casa e bruciarne i risparmi.

Ma torniamo all’incontro tra Draghi e Marina Berlusconi, che è stato di fatto organizzato da Gianni Letta (già braccio destro del Cavaliere e inossidabile uomo ombra): Letta, fondamentale “trait d’union” tra Mediaset, Forza Italia e le realtà economiche e sociali che contano nel Paese, potrebbe aver consigliato agli eredi Berlusconi d’affidarsi politicamente a Supermario. 

A conti fatti la famiglia Berlusconi non intenderebbe più dimenarsi in iniziative politiche dirette, ma puntare su Mario Draghi unico rappresentante italiano del potere. Pier Silvio e Marina non hanno voglia di scendere in campo ma, consci del combinato disposto contro il governo Meloni, hanno chiaramente lasciato intendere che vorrebbero Supermario arbitro delle intese tra Forza Italia e le sinistre.

Ben si comprende come queste posizioni contribuiranno a gelare i rapporti tra Palazzo Chigi e Mediaset, almeno fino a metà gennaio 2025, quando si sarà insediato il nuovo inquilino della Casa Bianca.

Fino a quel giorno per l’Italia solo marasma, economia bloccata ed indagini della magistratura su elementi del governo.

Aggiornato il 18 settembre 2024 alle ore 14:23