Orlando: ignorante o in malafede

L’ex governatore della Liguria Giovanni Toti si è sempre proclamato innocente rispetto alle accuse mossegli dalla procura genovese e ha patteggiato per evitare un processo che sicuramente sarebbe durato degli anni. “Si riconosce – ha spiegato Toti al Corriere della Sera – che gli atti prodotti dalla Pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta corruzione impropria, ovvero per atti legittimi degli uffici”. Stupendo il riepilogo della vicenda fatto dall’ex presidente: “Sono passato da essere Al Capone ad aver parcheggiato la macchina in divieto di sosta. La montagna delle accuse ha partorito un topolino”. Secondo il candidato del “campo largo” alle prossime regionali liguri, Andrea Orlando, invece, “l’accordo di Giovanni Toti con la Procura per patteggiare è un implicito riconoscimento di responsabilità. “Mi pare – ha detto ancora Orlando – che chi ha parlato di persecuzione immotivata, chi ha parlato addirittura di congiura, debba in qualche modo ricredersi”. Eppure l’ex ministro della Giustizia dovrebbe avere ben chiaro come spesso funziona il meccanismo del patteggiamento, quindi delle due l’una: o Orlando ha ricoperto immeritatamente il ruolo di Guardasigilli perché ignorante della materia, o lo stesso mente sapendo di mentire e allora è in malafede. Il candidato di quelli del “patto della birra” (erano tutti ubriachi?) ha anche avuto la sfacciataggine di sostenere (naturalmente riferito al centrodestra) che “alla politica non compete di ribadire ciò che accade nei tribunali” come se fossero stati i totiani a manifestare in piazza (rigorosamente all’ombra) contro i diritti dell’imputato Toti (allora detenuto ai domiciliari) plaudendo implicitamente alle attività svolte dagli inquirenti.

Aggiornato il 17 settembre 2024 alle ore 10:22