Nei sistemi politici come quello italiano, la frammentazione dei partiti è piuttosto elevata e la stessa natura dell’opposizione si presta a interpretazioni del tutto legali ma arbitrarie. A differenza di ciò che accade nei sistemi bipartitici, nei quali l’opposizione è chiara, riconosciuta e, come in Gran Bretagna, formalmente coinvolta nella presa di decisioni politicamente rilevanti, da noi i confini fra le forze di maggioranza e di minoranza sono decisamente fluidi e ambigui.
Nel caso italiano attuale, l’opposizione è esercitata da un ventaglio di partiti che vanno da quelli più moderati a quelli più oltranzisti passando per un Pd che, per sua stessa storia e natura, ripropone al suo interno lo stesso ventaglio in termini di correnti e, come dicono, “sensibilità” spesso divergenti. Quanto ai 5Stelle, meglio non parlarne perché sembra pronto a tutto e al contrario di tutto.
In questo quadro, sfugge del tutto quale ruolo gli attuali partiti di minoranza attribuiscano al loro fare opposizione. Ciò che traspare in tutta evidenza è solo un contrasto teso a mettere in crisi, e persino a delegittimare, il Governo e la maggioranza, primariamente perché di destra e, dunque, inaccettabili per principio. A parte qualche lodevole tentativo da parte di Carlo Calenda finalizzato a proporre possibili varianti migliorative a questo o quel provvedimento, non si ha notizia di proposte provenienti dagli altri partiti. Essi, in effetti, non fanno altro che rifiutare qualsiasi progetto o realizzazione governativi, senza alcun intendimento migliorativo bensì motivati dal puro e semplice obiettivo della distruzione dell’avversario. Ciò significa, in buona sostanza, evitare di assumere il ruolo di controllo dell’esecutivo sostituendolo con un rifiuto radicale alla cui base risiede, appunto, la persuasione che un Governo di destra sia per definizione un male da eliminare al più presto.
La tecnica adottata è palese e fa venire in mente una girandola infantile: non si sa cosa obiettare ad un certo argomento? Allora si passi a un altro. L’economia va discretamente bene? Allora si parli di ius soli. L’immigrazione clandestina diminuisce? Allora si parli di salario minimo. Il Governo mostra di saper condurre correttamente la vicenda del Pnrr? Allora si parli dei nuovi poveri. Il Governo dà risalto a qualche suo successo? Allora si parli a lungo del caso Boccia-Sangiuliano. E così via, sempre contra, mai pro. Anche perché, per offrire qualche pur minima forma di collaborazione quanto meno su questioni vitali, per esempio in fatto di politica internazionale e in particolare europea, i partiti dell’attuale opposizione dovrebbero avere le idee chiare e concordare sui punti salienti delle proposte da avanzare. Ma il campo largo è alle prese con liti permanenti sui confini dei vari orti e orticelli e non è in grado di esprimere alcunché di unitario. La sinistra abbonda di querce e ulivi ma non riesce nemmeno a pensare all’ombra di un Governo.
Aggiornato il 16 settembre 2024 alle ore 10:50