Draghi palerà alla plenaria del Parlamento europeo

Mario Draghi martedì 17 settembre presenterà il suo report sulla competitività alla plenaria dell’Eurocamera. È quanto ha comunicato dalla presidenza del Parlamento europeo. Il rapporto firmato dall’ex presidente della Bce ed ex premier italiano ha ricevuto lodi ma anche critiche. Alcuni esperti ritengono che verrà “completamente ignorato”, mentre anche i più possibilisti, come la redazione di opinionisti del Financial Times, notano che applicare concretamente le raccomandazioni di Draghi sarà “una vera sfida”. Come scrive Il Post, il rapporto, lungo più di 400 pagine, in realtà contiene moltissime indicazioni – più di 170, è stato calcolato – che non riguardano solo la competitività ma più in generale il sistema economico europeo. In estrema sintesi propone di adottare un approccio europeo in vari settori che finora sono stati gestiti soprattutto dai governi nazionali seguendo logiche locali: la politica industriale, l’approvvigionamento di energia, la difesa, gli investimenti del settore pubblico e privato nell’innovazione. In uno dei passaggi chiave dell’introduzione Draghi ha scritto che serve “un nuovo approccio nei confronti della collaborazione: nel rimuovere gli ostacoli, nell’armonizzare norme e leggi e nel coordinare le proprie politiche”. Uno dei punti fondamentali sta nella necessità di non perdere tempo: “Ci sono diverse direzioni in cui possiamo andare. Ma quello che non possiamo permetterci di fare è rimanere fermi”, si legge. Eppure sembra esattamente quello che succederà, almeno nel breve termine.

Un primo ostacolo alla realizzazione delle indicazioni del rapporto è di natura economica. Draghi stesso nel documento spiega che per rendere più efficiente e competitivo il sistema economico europeo servirebbero “investimenti enormi”: soltanto per “digitalizzare e decarbonizzare l’economia europea e per aumentare le capacità di difesa dell’Unione” servirebbe un aumento degli investimenti pubblici e privati almeno del 5 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) dell’Unione, ogni anno. In uno dei passaggi più citati del rapporto Draghi ha fatto notare che gli investimenti previsti dal Piano Marshall, l’ingente piano di investimenti economici garantiti dagli Stati Uniti ad alcuni Paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale, valevano all’incirca l’1 o 2 per cento del Pil europeo.

Aggiornato il 11 settembre 2024 alle ore 17:14