Appendino: “Il M5s non appartiene né a Conte né a Grillo”

Chiara Appendino cerca una terza via all’interno del Movimento 5 stelle. Per l’ex sindaca di Torino e deputata pentastellata, “la scissione sarebbe un fallimento”. Il messaggio di Appendino è chiaro: “Il M5s non appartiene né a Giuseppe Conte né a Beppe Grillo ma alla sua comunità. Conte ha avviato un percorso costituente in cui siamo tutti chiamati a prendere la parola”. Appendino, in un’intervista a Repubblica, sostiene la necessità “di un sano confronto interno per rilanciare battaglie identitarie e ravvivare la voglia di scendere in piazza e l’orgoglio di essere Movimento. Ci serve una spinta propulsiva: politiche innovative e una nuova idea di Paese, non certo spaccature interne e tatticismi dal fiato corto”.

Appendino non chiude alla possibilità di cambiare la regola dei due mandati: “È giusto che una comunità si interroghi sulle proprie regole. Serve un bilanciamento tra due principi: restiamo contrari alla politica di professione, perché siamo diversi dai Gasparri di turno, ma dobbiamo valorizzare meglio persone che hanno maturato un’esperienza importante. Ne va anche del nostro radicamento sul territorio”. Mentre per quanto riguarda un cambio di nome e simbolo “non ne vedo la necessità”. Sul campo largo, “siamo tutti impegnati a costruire un’alternativa credibile a questa destra” ma “non accetteremo mai di essere subalterni al Pd e a volte sui territori siamo stati fin troppo generosi con le coalizioni di centrosinistra”. Sull’ipotesi di un veto sull’ingresso di Matteo Renzi, Appendino non ha dubbi: “Diciamo che il renzismo è lontano anni luce da noi e non vogliamo averci a che fare”.

Anche un dirigente pentastellato come Francesco Silvestri non si schiera. “Se sto con Conte o con Grillo? È come chiedere se sto con mamma o papà. Io sto con chi vuole il bene del Movimento, ma dopo tanti anni dobbiamo necessariamente affrontare dei cambiamenti”. Il capogruppo M5s alla Camera interviene ai microfoni de L’attimo fuggente di Giornale Radio. “Concentrarci solo sulla regola dei due mandati – sottolinea – vuol dire non guardare a un problema oggettivo, che è quello della selezione della classe dirigente. Quindici anni fa il Movimento non aveva esperienza e ha fatto delle regole, ora ci sono dei risultati che dobbiamo valutare: teniamo i principi buoni ma modifichiamo le evidenti questioni che vanno affrontate, come la perdita dei parlamentari, perché la rappresentanza è una cosa seria e va mantenuta”.

Aggiornato il 10 settembre 2024 alle ore 17:32