Spiagge e concessioni: che si fa?

Dopo lo sciopero dei balneari avvenuto all’inizio del mese il Governo interviene per risolvere l’annosa questione normativa delle concessioni balneari, che in ottemperanza alla direttiva Bolkestein richiede la messa a gara di tutte le concessioni destinate a scadere il 31 dicembre 2024, o al più tardi alla fine del 2025, se in pendenza di contenziosi o ragioni che impediscano di procedere con nuovi bandi di gara. La soluzione paventata dall’Esecutivo, prima di un intervento puntuale in materia, è quella di prorogare tutte le concessioni. Un rinvio che sarebbe utile per consentire non solo un riordino delle riviere italiane, in modo da classificare le stesse in base alle caratteristiche delle spiagge (libere, accessibili, economicamente interessanti), ma anche una verifica dei presupposti dell’eccezione al principio della scarsità del bene previsto dalla stessa direttiva europea. Ad esempio, nei territori regionali dove le spiagge libere sono inferiori al 25 per cento del totale la durata delle concessioni sarebbe estesa fino al 31 dicembre 2027, mentre laddove la quota di presenza è superiore al 25 per cento l’idea è di consentire una proroga fino 31 dicembre 2029. Un tema che, dunque, impatta su migliaia di piccole e medie imprese, e quindi su un numero considerevole di famiglie e lavoratori.

Ma la soluzione promossa dal Governo non convince l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) che ribadisce quanto già espresso dalla magistratura amministrativa censurando qualsiasi proroga delle concessioni se non accompagnata dall’indizione di una procedura di evidenza pubblica. Tuttavia, a far discutere c’è anche il tema della prelazione e degli indennizzi. Secondo il piano del Governo è data ai concessionari uscenti la possibilità di esercitare una prelazione (prima prelazione) così da mantenere, in assenza di altre manifestazioni di interesse, il titolo per altri sette anni. Diversamente, laddove vi siano più concorrenti, i Comuni sono tenuti ad avviare una procedura di gara, sebbene sia sempre riconosciuta ai concessionari uscenti la possibilità di esercitare una seconda prelazione, accettando le medesime condizioni dell’offerta risultata vincente.

Quanto all’indennizzo, la bozza del testo normativo pone in capo ai titolari subentranti l’obbligo di ristorare i concessionari uscenti, così come chiesto anche dalle associazioni dei balneari. L’importo dell’indennizzo sarà determinato sulla base di una perizia asseverata che deve tener conto del valore del bene aziendale da rilevare. Le questioni sono dunque molteplici e restano ancora tutte da definire. Nel frattempo, il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome Massimiliano Fedriga su richiesta di Cna balneari e Confartigianato imprese demaniali, ha aperto un tavolo di confronto per affrontare il delicato tema delle concessioni demaniali. L’assessore ligure Marco Scajola, che ha partecipato all’incontro in qualità di coordinatore nazionale del tavolo interregionale degli assessori al Demanio marittimo, ha affermato come “debba essere più forte il coinvolgimento degli enti territoriali, Regioni ma anche Comuni, nell’affrontare al meglio la situazione che si sta prospettando. Nel confronto è emerso quanto sia necessaria l’adozione di un provvedimento nazionale per dare maggiore chiarezza, sostegno ai Comuni e tutela alle imprese italiane che non possono rischiare di essere cancellate oppure messe in difficoltà dalla concorrenza di gruppi di multinazionali straniere”. Cosa fare? Non resta che attendere il riscontro il parere da parte della Commissione europea sul nuovo testo, dopo l’apertura del dialogo informale con Bruxelles da parte del Governo. Ma mentre si attende la scadenza si avvicina: mancano poco più di 4 mesi al gong.

Aggiornato il 27 agosto 2024 alle ore 11:41