Non è la prima volta che i fatti e gli avvenimenti della storia vengono, per bieco opportunismo, manipolati. Lo hanno fatto nel passato i monarchici, i conservatori, i fascisti, i comunisti, lo fece Giovanni Giolitti e lo fece Benito Mussolini, facendo credere al popolo di trasformare la monarchia in una repubblica democratica. Lo fece Palmiro Togliatti con il povero Antonio Gramsci, prima come il teorico del fronte popolare e poi Enrico Berlinguer ne fece discendere il compromesso storico proprio dai suoi scritti, il quale non ha mai potuto revisionare una sua pubblicazione, ma essendo stato uno dei fondatori del Partito comunista italiano è ovvio che il partito ne ha fatto ciò che riteneva opportuno.
Diciamoci una verità: le due grandi ideologie degli orrori, comunismo e nazismo, hanno saputo usare i mezzi di comunicazione in modo formidabile. I nazisti per far credere la superiorità della razza ariana e nel far sembrare normale, o peggio naturale, l’eliminazione degli ebrei (si consiglia il bellissimo libro di Hannah Arendt, La Banalità del Male). I comunisti nel far credere che l’Unione sovietica fosse il paradiso in terra invece di una galera a cielo aperto. Oggi, il nazismo e il comunismo – insieme alla versione italiana del fascismo – sono morti e sepolti. Ciononostante è ancora vivo il desiderio di alcune mentalità contorte di farle rivivere, e l’interesse di altri deliranti, molto più potenti nel dargli credibilità mediatica. Dobbiamo prendere atto che queste derive sono ancora in auge e producono effetti tossici sulle società democratiche.
Un esempio per tutti si trova nel centenario della scomparsa di Giacomo Matteotti. Un parlamentare socialista e segretario del Partito socialista unitario (Psu), ucciso dai fascisti, forse anche per gli interessi dei reali. Le motivazioni apposte alla sua morte sono varie: dalla sua denuncia dei brogli elettorali fatti dal fascismo, alla denuncia fatta alla Camera del falso bilancio dello Stato presentato dal fascismo ed annunciato dal re. O forse ancora per l’affare Sinclair (Società petrolifera americana), che si apprestava a denunciare per una affare di sfruttamento di pozzi di petrolio in Basilicata e della corruzione “di faccendieri di Stato” che si era determinata.
Chiarito ciò, veniamo alla ricorrenza del centenario della morte di Matteotti. Noi socialisti del vecchio Psi, abbiamo sempre celebrato la ricorrenza della sua morte in assemblee scolastiche, in riunioni di sezione e presso il monumento che sorge sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, (ex porto fluviale sul fiume Tevere). Il monumento venne finanziato con una raccolta di fondi privati promossa dal Partito socialista italiano e inaugurato nel 50º anniversario del delitto (1974).
In tutti questi anni, presso il monumento non abbiamo mai visto un comunista partecipare alle sue commemorazioni. Si, perché forse non tutti sanno che per i comunisti Matteotti era una social-fascista, perché nella loro pseudo cultura se non sei dei loro o non ti fai comandare da loro sei sempre un nemico e non un avversario politico. Da questa riflessione nasce il nostro stupore nel vedere fiorire, quest’anno che si ricordano i 100 anni della sua scomparsa, una marea di iniziative per un antifascista considerato dagli stessi antifascisti dell’Anpi un figlio di un dio minore.
Certamente da socialisti siamo contenti di ciò. Ma qualcosa non ci torna, e allora cominciamo a riflettere: i socialisti sono spariti e non hanno una forza organizzativa tale da poter organizzare da Bolzano a Trapani iniziative di questo tipo, le istituzioni sono sempre state tiepide se negli enti locali non c’era un socialista a sollecitare il ricordo della memoria di Matteotti. In queste iniziative abbiamo notato che c’era qualche socialista disperso, e come sempre pochi cittadini e per la prima volta un po’ di ex cattocomunisti. La novità è stata la risonanza mediatica che i quotidiani e le televisioni ne hanno dato, facendo sembrare queste commemorazioni una grande partecipazione di massa, ovviamente di “risveglio antifascista”, a difesa della nostra democrazia dagli autoritarismi della destra reazionaria. E si adesso è chiaro: si utilizza l’anniversario della scomparsa di Matteotti perché bisogna far credere agli italiani che abbiamo un governo fascista.
Giorgia Meloni è fascista come lo era Silvio Berlusconi e, perché no, anche Bettino Craxi, sempre disegnato dai loro quotidiani come fascista, e lo sono tutti coloro che si opponevano ieri agli interessi sovietici e oggi al potere finanziario che ormai gli ex comunisti rappresentano. Si appropriano – senza un minimo di scusa mediante una rivisitazione culturale della loro storia – della storia di Matteotti, con il solito cinismo utilitarista del fine che giustifica i mezzi. In fin dei conti se Walter Veltroni ha dichiarato che non è mai stato comunista, cosa possiamo aspettarci da questa pseudo classe dirigente? Ma i compagni riformisti del vecchio Pci che fine hanno fatto? gli intellettuali organici. che anche senza condividere le loro visioni avevano ed esprimevano valori. In questi anni tra gli ex comunisti c’è stata una silenziosa pulizia etnica. Hanno realizzato una profonda trasformazione genetica dal partito degli operai e del riscatto sociale al partito dell’effimero. L’unica caratteristica che hanno mantenuto è la loro vocazione culturale autoritaria che si sposa bene con il giustizialismo imperante. Sorge spontanea una domanda: ma sono di sinistra?
Post scriptum. Non siamo soliti fare di tutta l’erba un fascio. Conosciamo tanti comunisti ed ex che sono brave persone, ma come sempre è in gran parte della pseudo classe dirigente che si annida il verme che baca la mela. Crediamo che molti compagni dell’ex Pci siano stati estromessi dalla gestione democratica del partito grazie alle primarie antidemocratiche per cui una qualunque lobby può controllare il partito degli iscritti. Ovviamente, con metodi diversi, questo fenomeno del lobbismo avviene in tutto l’arco parlamentare, avendo abolito il finanziamento pubblico.
Aggiornato il 07 agosto 2024 alle ore 13:57