La fuffa di Renzi

Ce lo immaginiamo il senatore Matteo Renzi di fronte a Maria Teresa Meli del Corriere della Sera. Un’occasione irripetibile per spiegare a tutto il Paese l’inspiegabile, e cioè dove vuole andare a parare Italia viva. Già dal titolo dell’intervista si capisce che qualcosa non va. Ad esempio, rivolto a Giuseppe Conte, il politico toscano è categorico: “Servono i voti, non i veti”. Concetto sul quale si potrebbe anche concordare, se la certezza non provenisse dal capo di un partito che vale poco più dell’1 per cento. Cioè niente. L’obiettivo di Renzi è assai velleitario: “Vince chi convince gli incerti, specie di centro”. Illuso com’è, il senatore, di riuscire a portare in dote a Elly Schlein pullman di riformisti centristi accolti, al loro giungere al Nazareno, da Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Roberto Speranza e Goffredo Bettini.

Certo, il “comitato d’accoglienza” non è molto predisposto verso il toscano, e la stessa Meli glielo fa notare. Anche in questo caso il “nostro” si dimostra intransigente: “Noi parliamo con la segretaria nazionale del Pd, non con le singole correnti interne”. Sarebbe il caso – consigliamo noi – di scambiare quattro chiacchiere anche con i vari Azione, M5s, eccetera. Ma questo è un altro discorso.

Nella chiacchierata con il quotidiano milanese il segretario di Iv ci fa sapere che in tutte le componenti del cosiddetto campo largo ci sono dei “mal di pancia”, anche in quel che è rimasto del suo partito, dove in molti hanno infatti chiesto un congresso per definire una linea politica. Ma da questo orecchio Renzi si dimostra sordo: di democrazia interna meglio non parlarne neppure con la Meli, figurarsi con Luigi Marattin.

Aggiornato il 07 agosto 2024 alle ore 13:55