Su Faccialibro un giornalista, non più solo attempato, difende Angela Carini: ma come si fa a permettere che boxi contro un uomo. Diciamocelo, suvvia. Il giorno dopo, però, si accorge, o qualcuno gli fa notare, che Imane Khelif è, al momento, beniamina della sinistra Elysta, dunque non la si deve toccare. Così lui cancella. Poi scrive un opposto ciceroniano, in cui esalta l’algerina, una specie di eroina incompresa. C’era una volta la politica, ma ora è roba superata, come lo è il giornalismo rispetto al copincollismo, più moderno, più tecnologico, più veloce: non fa perdere tempo nel cercare fonti, bastano sparate di senso vagamente compiuto, argomenti la cui surrealità non superi il novanta percento.
Di Khelif e Carini non se ne poteva più. E qualcuno sperava che si cominciasse a parlare d’altro quando una bulgara, Svetlana Staneva, dopo aver perso un incontro con una taiwanese, ha incrociato le braccia a forma di X, alludendo ai cromosomi: io li ho e tu no. E il cielo si è riaperto. I web-maestrini si sono scatenati nuovamente, ma è interessante notare come ormai non esistano più schieramenti ideologici. Solo riflessi condizionati automatici, che in un attimo posizionano gli ansiosi di qua e di là di non si sa cosa, difendendo o attaccando non si sa chi e men che meno perché. La destra è ignorante, per definizione di quella sinistra un tempo fitta di intellettuali, i quali si sbizzarrivano in elucubrazioni spesso autologhe, ma di un certo pregio. Ora finalmente c’è la democrazia: i sapientoni veri non servono più, chiunque può citare sconosciuti, spacciandoli per intelletti prestigiosi. Poi uno solo posta un concetto trovato per caso, e subito infiniti altri copiano notizione che a nessuno viene in mente di verificare: se tanti lo confermano, pur senza avere conferme, vuol dire che è tutto vero. Numeri al posto della ragione.
Subito spuntano due tesi contrarie, e su queste si formano schieramenti automatici, in barba a cronaca e risultati: per i progressisti l’algerino ha preso tante botte da tante donne, poverino. Macché, dicono i conservatori, le ha stese tutte, e a loro non è piaciuto per niente. La sinistra è fluida, la destra è tradizionalista. Ma quel che colpisce di più è un imbarazzante gap generazionale fra la battaglia social-comunista dello scorso Millennio, tutta rivendicazioni sindacali e difese dei lavoratori, e quella attuale, che sembra aver sostituito gender e woke a classe operaia, si esprime più in inglese che in italiano e privilegia l’imposizione del proprio linguaggio a scapito delle battaglie sociali di antico spessore.
A questo punto, un’osservazione di fondo travalica gli schieramenti: Noam Chomsky, genio profondo, avverte che forse qualcuno, da tempo, sta attirando la pubblica attenzione su temi senza importanza per distrarla da trame politiche serie. Ecco perché in questi giorni ognuno si sente fiero di aver raccolto, e ripetuto ai quattro venti, un gran numero di bufale su tre personaggetti che presto scompariranno dagli schermi e dalla memoria. E tutti saranno fieri di avere comunque una ragione, che però, fatalmente, non li aiuterà ad arrivare a fine mese.
Aggiornato il 05 agosto 2024 alle ore 09:27