Secondo il Rapporto 2023 sull’antisemitismo dell’Anti defamation league (Adl), le manifestazioni di odio verso le comunità ebraiche, in Italia e nel mondo, hanno visto una notevole impennata negli ultimi mesi, soprattutto dopo l’attacco da parte di Hamas al Festival Supernova nel sud di Israele, avvenuto lo scorso 7 ottobre 2023. Particolarmente interessante è ciò che il rapporto dice circa l’Italia, dove i fenomeni di antisemitismo sarebbero raddoppiati rispetto all’anno precedente (2022), anche se la grande maggioranza di essi sarebbe composta da “incidenti on-line” (259 su un totale di 454). Solo uno di questi incidenti ha comportato un’aggressione fisica, quando, lo scorso dicembre, un ragazzino ebreo è stato attaccato da un compagno di classe che inneggiava alla vittoria palestinese.
La situazione nel resto d’Europa risulta più allarmante, molto più che in Italia: in Germania, ci sarebbe stato un aumento del 240 per cento di fenomeni di antisemitismo, in Austria del 300 per cento, in Regno Unito del 320 per cento. In particolare – e questo risulta particolarmente degno di nota – al centro di molti fenomeni di violenza antiebraica risultano esserci contesti universitari. A causa di organizzazioni pro-Hamas o simili, corpi docenti simpatizzanti e risposte traballanti da parte delle autorità, questo genere di violenze si è diffuso in maniera rapida e inquietante, come avvenuto per esempio durante la manifestazione pro-Hamas presso l’Università di Amsterdam, lo scorso maggio.
Perché il mondo universitario americano ed europeo risulta oggi così favorevole alla diffusione di sentimenti antisemiti? C’è uno strano (e inquietante) filo rosso che collega tra loro ideologia woke, antisemitismo, mondo arabo e potenze socialiste. Secondo quanto reso pubblico dal Dipartimento dell’istruzione degli Stati Uniti d’America, una notevole quantità di donazioni effettuate (a partire circa dal 2012) alle università e ai college americani da parte di potenze straniere proviene da Paesi storicamente socialisti e avversari del modello sociale ed economico americano, come il Qatar, la Cina, l’Arabia Saudita, la Russia, la Turchia, e persino l’Autorità Nazionale Palestinese.
Ecco, dunque, un interessante paradosso: se, da un lato, questi Stati si mostrano particolarmente ostili al loro interno verso tutto ciò che può essere ricondotto all’ideologia woke (ecologismo radicale, teoria di genere, omofilia, transfemminismo, discriminazioni etniche, ecc.), dall’altro lato, essi versano ingenti somme per la promozione di questa stessa ideologia all’interno di ambienti scolastici e accademici occidentali.
Un tentativo di destabilizzazione dell’Occidente tramite il controllo ideologico della sua futura classe dirigente: è questo ciò che sta avvenendo in prospettiva?
Le università, che dovrebbero essere i bastioni del libero pensiero e del dialogo costruttivo, come sempre si sente dire, sembrano invece incapaci di contrastare efficacemente i sentimenti antisemiti, se non addirittura conniventi in molti casi. È chiaro ormai che questo fenomeno non è casuale, ma trova le proprie radici in una complessa rete di influenze culturali e finanziarie che ne facilitano la proliferazione.
Il sostegno economico da parte di Paesi con ideologie e obiettivi politici che contrastano fortemente con quelli delle democrazie occidentali, già gravemente in crisi, si rivela un fattore cruciale in questo contesto. Le donazioni provenienti da nazioni come il Qatar, la Cina e l’Arabia Saudita sembrano spesso accompagnate da clausole non scritte che favoriscono una certa inclinazione ideologica nelle politiche accademiche e nei programmi educativi.
Un esempio lampante di questa dinamica è rappresentato dalla crescente presenza nei campus universitari di associazioni studentesche che non si limitato a criticare le politiche dello Stato sionista (cosa, tra l’altro, più che legittima), ma a sostenere apertamente Hamas, un’organizzazione di evidente matrice terroristica.
Le amministrazioni universitarie, forse più preoccupate a mantenere costanti determinati flussi finanziari, tendono a tollerare o addirittura a supportare queste attività, minando così la sicurezza e la serenità della comunità ebraica.
Oggi è allora particolarmente essenziale un approccio più trasparente e rigoroso nella gestione delle donazioni straniere alle istituzioni educative. Solo attraverso una maggiore trasparenza si può sperare di contrastare efficacemente l’influenza indebita di potenze islamiche e socialiste che mirano a destabilizzare ulteriormente le società occidentali tramite la manipolazione ideologica e l’indottrinamento antioccidentale di quella generazione che, un domani, in Occidente rappresenterà la classe dirigente.
Aggiornato il 23 luglio 2024 alle ore 10:04