Spiace indubbiamente ai liberali della destra il modo grossolano e inadeguato con cui Popolari, Socialisti e “liberal” abbiano scelto tra loro – e non per consenso sviluppato nella sede istituzionale del Consiglio europeo – la presentazione al Parlamento delle alte cariche dell’Unione europea, spingendo così la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, a votare contro la nomina di Kaja Kallas ad Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di difesa comune. La prima ministra dell’Estonia dal 2021, infatti, è colei che ha le idee più chiare sull’unico modo sicuro per chiudere la guerra d’invasione della Federazione Russa in Ucraina, ossia la sconfitta della Russia. Se vi si giungesse, mettendosi prima di ciò attorno ad un tavolo, e si concludesse un trattato di pace col riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e almeno parte del Donbass, sarebbe come la Pace di Monaco (con Adolf Hitler) del 1938! Il Governo di Vladimir Vladimroviç Putin penserebbe subito a successive “Operazioni militari speciali” in Moldavia, contro gli Stati baltici ed altri Paesi. Sostenuto, peraltro, dal grosso dell’opinione pubblica russa, come fu per Hitler a suo tempo in Germania.
Per capire come i russi, attualmente, vedano quello che chiamano l’“Occidente collettivo”, sarebbe utile leggere un racconto oggi introvabile, almeno da noi, poiché un’editoria oggi decaduta non ha intenzione di ripubblicare un autore estremamente significativo: Dmitrij Sergeevič Merežkovskij. Egli, in un suo scritto, ripercorre la vicenda dell’Atlantide, la leggenda narrata da Platone nel Crizia e nel Timeo, raccontata a Solone dai sacerdoti egizi. Si tratta di un continente collocato a ovest delle colonne d’Ercole. Un complesso di sette isole, assegnate da reggere da Poseidone, la divinità del mare, ai suoi figli e alla loro discendenza. Egli incise le norme morali e politiche, che costoro dovevano osservare, su una stele d’oricalco, metallo prezioso oggi ignoto. Gli atlantidi crebbero in potenza e ricchezza, conquistarono al loro Oriente gran parte del Mediterraneo, ma decaddero nella morale. Si oppose alla loro espansione un’antica Atene preistorica. Alla fine, Poseidone, irato per quella decadente immoralità, inabissò l’Atlantide nell’oceano che porta il suo nome.
Dimitrij Sergreevič Merezkovskij descrisse come gli euroasiatici, rappresentati dagli ateniesi, allora vedevano l’Occidente atlantide: qualcosa di spaventoso, l’oltretomba, come oltre ogni putrefazione, morale prima che fisica. A Occidente il sole non sorge luminoso ma tramonta. Un Occidente demonizzato. Lo fu non certo per Dimitrij Sergreevič Merezkovskij dopo l’empia rivoluzione bolscevica.
Egli, allora, vi si rifugiò e lo vide come la speranza di salvezza dal totalitarismo demoniaco. Invece, lo è per i russi putiniani. Costoro lo considerano come una Atlantide in piena decadenza. La terra del movimento multicolore Lgbtq+, funzionale a una oligarchia finanziaria e strozzina, che gli strappa la parte continentale dell’Eurasia per imporgli una società di degenerati. Ben lo sa un primo ministro estone. L’Europa atlantista e comunitaria è, viceversa, la terra dei diritti di libertà. E in essi ha la sua etica, come capì Dimitrij Sergreevič Merezkovskij dopo il 1917 e il successivo crollo dei tentativi del totalitarismo nazista e dell’autoritarismo fascista.
Il solo modo per concludere la guerra in Ucraina, in sicurezza per l’Unione europea, è la sconfitta militare della Federazione Russa. Per questo non si può essere che con Kaja Kallas. Oggi siamo Atlantici, non Atlantidi!
Aggiornato il 02 luglio 2024 alle ore 12:27