Leggi Il Riformista e apprendi che il Consiglio superiore della magistratura si è adirato con due ministri (Guido Crosetto e Nello Musumeci) accusati di aver “generato un clima su cui alcuni giornali si sono inseriti con articoli offensivi nei confronti dei singoli colleghi e per l’esercizio della giurisdizione”.
Il Csm ha evidentemente evitato di “addentrarsi” nei contenuti dell’inchiesta stessa (sarebbe stato sufficiente leggere i giornali, soprattutto quelli “amici”) altrimenti avrebbero scoperto che, ad esempio – e come ricorda Tiziana Maiolo, sempre sul Riformista – pare strano “che un’inchiesta porti il timbro dell’antimafia solo perché uno degli indagati dalla procura di La Spezia, da dove è partito tutto, sia un siciliano con parentele “sospette”. Questo indagato non è neppure stato arrestato, però la sua sola presenza nell’indagine ha consentito alla procura di contestare l’aggravante mafiosa e, di conseguenza, ottenere le intercettazioni e tutti i vantaggi conseguenti per i rappresentanti dell’accusa. “Fino a poter controllare il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti per circa quattro anni”. Avranno sicuramente idea, i componenti del Csm, che vuol dire, quanto costa e quanto personale deve essere impiegato per intercettare una persona per un quadriennio. Risultato? Nessun arricchimento personale, nessun finanziamento illegale, ma “solo quattro versamenti, il cui totale – ricorda sempre la Maiolo – ammonta a 74mila euro, effettuati dall’imprenditore Aldo Spinelli in diverse tornate elettorali e regolarmente registrate”.
In cambio, Toti, cui non spettava neppure quella decisione, si sarebbe adoperato per far ottenere all’imprenditore “il rinnovo per trent’anni della concessione per il terminal Rinfuse”. Dopo quattro anni di indagine, caro Csm, è giusto che su questo si rifletta, il gip (Paola Faggioni) ha impiegato ben cinque mesi dalla richiesta del pm prima di emettere l’ordinanza per le misure cautelari nei confronti di Toti messo agli arresti domiciliari anche perché si avvicinavano le elezioni europee e il governatore avrebbe potuto reiterare il reato. Discutibile la decisione, anche perché Toti non era direttamente coinvolto in quella consultazione elettorale. Elezione dopo la quale il difensore presenta istanza per la revoca della misura cautelare: niente da fare, domanda respinta. “Perché – scrive ancora la commentatrice del Riformista – questa è la sintesi di un documento di una giudice che, ancora una volta allineata al parere dell’accusa, sostiene che le elezioni in cui sicuramente Toti peccherà saranno le Regionali del 2025. Quindi, niente libertà”. Si dice che in Italia si vota spesso quindi vuol dire che il governatore rischia – applichiamo la logica – di rimanere chiuso in casa ad aeternum.
“Nei giorni scorsi – rammenta ancora la Maiolo – dalle solite segretissime stanze della procura genovese è uscito come un bisbiglio sinistro l’aggettivo immediato affiancato al sostantivo processo. A quanto pare, ma è solo un’ipotesi giornalistica dei bene informati, la procura potrebbe decidere di saltare l’udienza preliminare e andare subito in aula con gli indagati. Strana ipotesi, visto che solo pochi giorni fa ci avevano fatto sapere di avere ancora moltissimi testimoni da sentire, tutta quanta la Regione, in particolare. Se invece l’inchiesta è conclusa, perché non consentire agli indagati-imputati di seguire il processo da liberi? Tanto non scappano, tranquilli. Ma un altro dubbio solca la nostra fronte. Non è che nei turni tabellari del Palazzo di giustizia di Genova c’è qualche giudice che nella veste di gup potrebbe non allinearsi? Ulteriore malizia di giornalista da riferire subito al Csm”.
A dire la verità, in conclusione, ci sarebbe anche un’altra ipotesi: Toti si dimette, la sinistra (e non solo) festeggia, gli inquirenti tirano un sospiro di sollievo. Vi piacerebbe, eh?
Aggiornato il 24 giugno 2024 alle ore 10:28