Beppe Grillo ama, da sempre, rappresentare il grottesco. Non solo sul palco. Anche e soprattutto in politica. Per queste ragioni, ha intervistato sé stesso. Sul proprio blog. “Come va il tuo rapporto con Conte?”. Risposta: “Ottimamente. E il tuo con te?”. Inizia così il delirio di onnipotenza del comico genovese. Un video che prova a stemperare nelle intenzioni, non nei toni, la disputa a distanza con Giuseppe Conte sul futuro del Movimento 5 stelle. “Come si fa – s’interroga sarcasticamente – ad avere un cattivo rapporto? Ci ho provato ma non ci sono riuscito: non si scompone mai, ogni parola si scioglie. Siamo d’accordo, però, che non vogliamo scioglierci anche noi”. Intesa raggiunta. Per niente. “Sono d’accordo con tutte le cose che dice. Che poi sono tre. D’altra parte, come si fa a non essere d’accordo sul fatto che la guerra, la povertà e le malattie siano cose brutte?”. Restano numerosi quesiti inevasi. E Grillo ne è consapevole. A partire dalla regola del doppio mandato che Conte vorrebbe abolire. “È comprensibile – argomenta Grillo – che chi oggi si trova al secondo mandato vorrebbe eliminarla. D’altronde l’istinto di sopravvivenza proviene dalla nostra natura animale, ed è insopprimibile. Ma lo scopo di ogni regola, in fondo, è di arginare i nostri istinti animali nell’interesse comune. Il limite alla durata dei mandati è non solo un principio fondativo del Movimento, ma è anche un presidio di democrazia fin dai tempi dell’antica Atene. Come ho detto più volte, dovrebbe diventare una legge costituzionale, quantomeno per le cariche più importanti”.
Questione dirimente è la collocazione politica del Movimento: “Non possiamo – sostiene il fondatore del M5s – discutere solo di regole di funzionamento interne, ma dobbiamo tornare a proporre idee radicali e visionarie, smarcandoci da una collocazione che è vecchia e superata da decenni. Parlare di sinistra e destra è come parlare di ghibellini e guelfi, anzi forse è meglio parlare di questi ultimi, perché tutti devono seguire l’Elevato”. Ma di questo, dice Grillo, si parlerà nell’Assemblea costituente lanciata da Giuseppe Conte. Frattanto, si registra il duro commento di Alessandra Todde: “Mi sono stufata di quelli che quando si vince la vittoria è di tutti, mentre quando si perde la sconfitta è di uno solo. Credo che la maturità di un contesto politico si veda dalla reazione della propria comunità: il M5s non è un partito padronale, è una comunità di persone, una classe dirigente che deciderà liberamente cosa fare del proprio futuro”. La presidente della Regione Sardegna ed ex vicepresidente del M5s aggiunge: “Onestamente sono stufa di chi in maniera estemporanea propone adesso ricette gli stessi personaggi che non ho mai visto in campagna elettorale, e che forse non sono neanche andati a votare. Francamente io mi confronto diversamente. Io ritengo che si debba fare politica con la P maiuscola, una politica matura, soprattutto confrontandosi sui temi e sulla propria identità”. Todde non ha dubbi: “È un percorso che faremo al più presto, e lo faremo con il presidente Conte”.
Aggiornato il 20 giugno 2024 alle ore 17:08