Diplomifici all’italiana, dove i prof insegnano senza abilitazione

Più iscritti che banchi, docenti privi di abilitazione e titolo di accesso all’insegnamento delle discipline, materie cancellate. C’è un po’ di tutto nei cosiddetti “diplomifici”, ossia le scuole paritarie dove prendere l’agognato pezzo di carta è facile come bere un bicchiere d’acqua. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, a tal proposito annuncia “la conclusione del piano straordinario di vigilanza contro il fenomeno dei diplomifici. Nessuna tolleranza verso chi non rispetta la legge. Ribadiamo il nostro impegno costante per garantire standard di qualità a tutti gli studenti, che frequentino scuole statali o paritarie”. I controlli, alla fine, riguardano istituti di secondo grado in Campania, Sicilia e nel Lazio. Per 47 di questi, le direzioni scolastiche regionali avviano le procedure per la revoca della parità.

Secondo quanto emerso, non mancano le irregolarità. Come segnala lo stesso Ministero del Merito: “Personale docente privo di abilitazione e persino del titolo di accesso per l'insegnamento delle discipline; mancanza dei laboratori, dell’azienda agraria nel percorso tecnico agrario, delle cucine e delle derrate alimentari nei percorsi enogastronomici; numero di aule insufficienti per accogliere tutte le classi attivate e/o arredi insufficienti in relazione agli studenti iscritti; ⁠mancato rispetto dei quadri orari delle discipline degli indirizzi di studio e in alcuni casi eliminazione totale di alcune discipline”.

Ma non finisce qui: “⁠Funzionamento di più classi quinte collaterali con alto tasso di studenti residenti fuori regione (fino al 90 per cento) dei quali non è dichiarato il domicilio vicino alla scuola ai fini di una regolare frequenza scolastica; ⁠difformità delle ore di servizio indicate nei contratti individuali di lavoro rispetto alle prestazioni lavorative risultanti dai documenti di assegnazione alle classi; grave inosservanza delle disposizioni vigenti in materia di esami di idoneità ed esami integrativi; ⁠lacune e incongruenze nella tenuta dei registri cartacei ed elettronici che minano la veridicità di quanto attestato”.

Aggiornato il 18 giugno 2024 alle ore 15:33