Autonomia, Zaia: “Dobbiamo parlare al popolo del Sud”

“È necessario superare i pregiudizi”. Lo sostiene Luca Zaia tornando a parlare di Autonomia. Con un approccio inedito. A suo avviso, non si tratta di “un’operazione sovversiva”. Lo dichiara al Corriere della Sera il presidente della Regione Veneto ed esponente di punta dell’universo leghista. “Io – afferma – sono un inguaribile ottimista, penso che arriveremo a definire la legge. Mi spiace solo che questa riforma così importante sia bollata come una minaccia all’unità nazionale. Mi pare anche un atteggiamento irrispettoso nei confronti del capo dello Stato. Che è il garante della Costituzione e ha firmato la legge”. Secondo Zaia, “su questa riforma ci sono dei pregiudizi che dovremo superare. Dovremo parlare al popolo del Sud che viene quotidianamente bersagliato da informazioni negative. Ma non è onesto far credere ai cittadini che questa sia un’operazione sovversiva che spacca il Paese. Non è la verità”.

Per il governatore, “le discussioni entro la maggioranza sono sempre costruttive. Ma che salti il banco, nemmeno voglio pensarlo. L’Autonomia è il grande contributo della Lega al Paese, ma non è un blitz ma un segno di grande coerenza di questo Governo. È un dibattito democratico che deve avvenire dentro al Parlamento e ci sono tutti i presupposti per un bel lavoro a favore di tutti. Peraltro, l’Autonomia è un pilastro del programma di Governo, così come il premierato. Ripeto: che salti il banco nemmeno voglio pensarlo. I miei colleghi governatori, del Sud e del Nord, li ho sempre sentiti dire che volevano più competenze. Questa è l’Autonomia. Ed è normale: l’Autonomia non ha fatto alcun danno, non è responsabile di chi si deve curare fuori regione, dei dissesti finanziari, del fatto che in alcune zone d’Italia non ci sia l’acqua potabile e della spazzatura in strada. Questo, semmai, è figlio del centralismo. Per questo mi aspetterei una rivoluzione contro: mantenerlo è un caso da manuale di sindrome di Stoccolma”.

Intervistato dal Mattino di Padova, Zaia si concentra sulla questione sanitaria della sua Regione. Il Veneto sta cercando di risolvere positivamente la carenza di personale. “Stiamo performando bene – sottolinea – perché l’anno scorso a giugno avevamo oltre 128mila pazienti in attesa di una data per la categoria D, cioè 30 giorni d’attesa in Veneto. Nel resto dell’Italia sarebbero il doppio. Oggi ne abbiamo 17mila, quindi si è sfoltito bene”. Zaia aggiunge di aver avuto dei dati di recente: “Non abbiamo iscrizioni o pochissime alla scuola di specializzazione per quanto riguarda medicina e chirurgia, la radioterapia addirittura non ci sono iscrizioni: il che significa che mancano i medici e lo si vede anche in queste fasi della specializzazione. In Italia mancano 50mila medici, in Veneto 3.500”. Alla domanda se il Veneto dovrà ancora ricorrere ai medici a gettone, Zaia ha risposto: “Trovandoli, visto e considerato che noi facciamo un bando di concorso per assunzioni almeno uno ogni tre giorni e molti di questo hanno posti non coperti perché non ci sono candidati”.

Aggiornato il 18 giugno 2024 alle ore 17:07