Al nonno Paolo hanno rubato la salute e sette anni della sua vita passati da innocente in carcere. A lui che si chiama Paolo, proprio come il professore filosofo, hanno tolto vilmente un posto di lavoro con tre figli piccoli da tirare su. Dal 27 agosto 1980 la saga della famiglia Signorelli assomiglia a una maledizione da persecuzione giudiziaria che si protrae nel tempo. Se ci mettiamo che anche Luca, figlio di Paolo senior e padre di Paolo junior, si è fatto un bel po’ di carcere da innocente sulla parola di pentiti come Aldo Tisei e Sergio Calore il quadro è quasi completo.
Oggi i pentiti non servono più, basta produrre chat su WhatsApp del tutto estranee a qualsiasi ipotesi di reato nell’aula di un processo e il gioco è fatto. Sempre sotto lo sguardo benevolo di una pubblica accusa che, anche quando non può dimostrare la colpevolezza di qualcuno, ha comunque aperta la possibilità di mandare il suo nome sui giornali e di fatto eliminarlo dal consesso civile. Tanto, come si diceva negli anni Settanta, “uccidere un fascista non è reato”. E nemmeno, secondo quell’ottica distorta e spietata, prendersela con il figlio o con il nipote di un “fascista”. Rovinandogli la vita. O tentando di farlo.
Il connotato di questa triste realtà è ancora più intriso di vigliaccheria, se uno pensa che in realtà Paolo Signorelli junior è stato colpito non perché a qualcuno importi veramente, o sia scandalizzato, delle battute da stadio intercorse tra lui e Diabolik Fabrizio Piscitelli, ma perché lavorava per un ministro di Giorgia Meloni, quindi un bersaglio da attingere in ogni caso specie in campagna elettorale e dintorni. Il fatto che anni prima del suo omicidio i frequentatori della Curva Nord di Piscitelli sapessero solo che era un capo degli “Irriducibili” diventa secondario. E magari non era uno stinco di santo, si dirà, ma tant’è. Chi poteva avere consapevolezza tra i conoscenti della Curva Nord della Lazio di cosa facesse di illecito, nella vita, Piscitelli? Si poteva immaginare? Forse… ma la gente normale di solito si fa gli affari propri.
Però questi ragionamenti logici non servono a nulla, quando si deve colpire uno di destra e tanto più se questa destra governa da due anni l’Italia, provocando frustrazioni isteriche su chi era abituato a governare facile, senza quasi mai vincere le elezioni, come è accaduto per decenni nel Belpaese. Così come Paolo Signorelli senior è stato pressoché ammazzato per dimostrare che la strage di Bologna fosse fascista, e lui doveva essere il Toni Negri della destra eversiva. Un teorema crollato dopo anni di sofferenze e di dolore: Paolo Signorelli junior doveva essere sacrificato sull’altare della guerra a Giorgia Meloni. Per inverare il teorema della destra impresentabile, nostalgica e fascista. A sinistra, ovviamente, non c’è simmetria: adesso tutti gioiscono per l’elezione di questa Ilaria Salis al Parlamento europeo, anche se tutti quelli che volevano hanno potuto apprezzare la sua statura morale (accusata di pestaggi in Ungheria). Però, se pesti un ragazzino neonazista a Budapest, va tutto bene: sempre perché uccidere un fascista – o anche tentare di farlo a maggior ragione – non è reato. Neanche all’estero. È un “non reato” universale.
Paolo Signorelli senior ha scritto un libro per raccontare la propria epopea, Professione imputato, con una bella prefazione di Pietrangelo Buttafuoco. È un libro pieno di registri diversi, dal dolore al sarcasmo, passando per la sua religiosità pagana: bruciava foglie di alloro in carcere per scandire gli avvenimenti della sua lunga detenzione. Una volta, lo perquisirono in cella perché pensavano che si facesse le canne di erba. Tanto erano sciocchi i servi di quel regime. Non conoscevano l’odore dell’alloro bruciato. Forse un giorno Paolo Signorelli junior scriverà un libro che potrebbe intitolarsi Professione perseguitato. Per via di un cognome. E per la concomitanza di una tornata elettorale che in Italia, comunque, almeno una volta l’anno non si nega a nessuno.
(*) Professione imputato – “Ingiustizia è fatta” di Paolo Signorelli, commento di Pietrangelo Buttafuoco, Paesi Edizioni, 176 pagine, 16 euro
Aggiornato il 18 giugno 2024 alle ore 10:08