“Marco Travaglio? Una persona tecnicamente fascista e non sono pentito di averlo così definito anche se non avrei mai pensato di andare a leggere i suoi editoriali”.
Massimo D’Alema, ex leader del Pds e presidente del Consiglio, per tornare sulla scena sceglie la presentazione del libro Casa per casa. L’Unità una storia centenaria di Franca Chiaromonte e Graziella Falconi. A 75 anni il vizio del paradosso non gli è venuto meno, come la tentazione, ogni volta che parla, d’impartire lezioni, da politico o da ex direttore del giornale diventato organo del partito di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer. Il quotidiano degli operai e dei contadini fondato da Antonio Gramsci nel 1924 nacque come giornale nazionalpopolare “con lo scopo di sondare, è scritto nell’editoriale del primo numero, metodicamente le cause che hanno piegato i lavoratori sotto il peso di una gravissima sconfitta”. In quegli anni pochi osservatori avevano compreso la vera natura del fascismo tra cui appunto Gramsci, che si era illuso che il regime mussoliniano sarebbe potuto cadere in conseguenza dell’omicidio del leader socialista Giacomo Matteotti.
L’Unità è stata comunque una fucina di giovani giornalisti ma, a differenza di Paese sera, non usciva dai parametri dell’ortodossia. Ha avuto un ruolo di diffusione soprattutto nei Paesi meno grandi, con la distribuzione domenicale di casa in casa, da parte degli attivisti. Era una forma di propaganda a basso prezzo. Al massimo, le famiglie che ricevevano il giornale e assicuravano il pagamento della tessera d’iscrizione al partito. Nel percorso centenario sono contrassegnate date ed eventi che hanno fatto la storia d’Italia e del giornalismo nel periodo della clandestinità e nel Dopoguerra. Le vicende gli ultimi anni non sono comunque edificanti tra sospensioni e riaperture online fino alla fase attuale con la direzione di Pietro Sansonetti a capo dei redattori del Riformista che ha cambiato il nome, diventando l’Unità, tra le proteste dei giornalisti licenziati dal nuovo editore Alfredo Romeo che aveva ereditato il 3 giugno 2017 la testata chiusa dall’editore Massimo Pessina “nel silenzio complice, osservò il Cdr, del Partito democratico”.
Un patrimonio scomparso? No, sul fronte storico e in archivio. Ma molti ricordano le responsabilità del decennio della direzione di Pietro Ingrao e i due anni perduti della guida di Massimo D’Alema tra il 1988 e il 1990. Il “leader maximo” non ha resistito ad esprimere la sua ricetta: “Il panorama dell’informazione italiana è impoverito e ci sarebbe bisogno anche oggi di un grande giornale d’opposizione”. D’Alema non salva il Corriere della sera, Repubblica, La Stampa, la Rai. “Per sapere cosa succede in Medio Oriente, si lamenta, si deve andare in rete, fare riferimento ai media anglosassoni o alle tivù indipendenti. In passato, abbiamo avuto un’informazione vivace nel panorama del mondo occidentale, oggi non è più così”. D’Alema, appassionato di politica internazionale, insiste: “La stampa e le tivù americane hanno detto con maggior coraggio e informazioni di qualsiasi giornale italiano. Per conoscere cosa succede a Gaza si deve leggere The Guardian o guardare la Cnn o la tivù indipendente Democracy Now!”. Per l’ex leader del Pds nessun riferimento a quanto accade in Cina e le minacce a Taiwan, neanche una parola sulla Russia che da due anni ha invaso territori dell’Ucraina. Sotto silenzio le tensioni in Iran, la sconfitta del partito di Mandela in Sudafrica. A D’Alema, l’Unità di Sansonetti non dispiace. Ma, con riserve, su molti temi.
(*) Casa per casa. L’Unità una storia centenaria di Franca Chiaromonte e Graziella Falconi, All Around editore 2024, 304 pagine, 17,10 euro
Aggiornato il 03 giugno 2024 alle ore 16:53