Separazione delle carriere e sorteggio del Csm: due buone notizie

La scorsa settimana, il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario sulla separazione delle carriere. La strada è appena iniziata e non sarà breve, ammesso che arrivi a destinazione. In ogni caso, se il buongiorno si vede dal mattino, per noi dell’Istituto Bruno Leoni è già una buona notizia il testo presentato dal ministro Carlo Nordio ai suoi colleghi di Governo. La proposta, infatti, supera il doppio tabù della separazione delle carriere e del metodo di individuazione dei componenti del Csm per sorteggio, secondo un’idea di organizzazione dell’autogoverno della magistratura che l’Istituto avanza da anni (da qui a qui). La riforma si basa sul presupposto che la separazione sia uno strumento utile a superare le ambiguità del rapporto di colleganza tra giudici e pubblici ministeri, completando un percorso già avviato dalla riforma Cartabia che ha limitato di molto il passaggio di funzioni ma che non ha avuto la forza di fissare il principio della separazione.

In Parlamento, sono già in discussione svariate proposte su questo. E sono solo le ultime di una lunga serie che in nessuna legislatura è riuscita ad arrivare alla fine. Non c’è bisogno di ricordare perché. Nessuna di queste proposte, però, arriva dove arriva l’ipotesi Nordio (e dove Ibl ha sempre detto che si debba arrivare) circa la selezione casuale dei componenti dei due diversi Csm. Il disegno di legge prevede infatti che essi siano scelti per estrazione a sorte. Per quelli di nomina parlamentare, da un elenco di soggetti di qualificata competenza in materie giuridiche; per i togati, tra i magistrati giudicanti e requirenti. Il sorteggio non risolverà tutti i problemi della magistratura. È solo uno degli strumenti utili a raggiungere scopi complicati. Ma a nostro avviso è quello più vicino a contribuire a sottrarre alle correnti politiche (in Parlamento e in magistratura) la possibilità di selezionare a monte i candidati, aiutando i nominati a sentirsi più tutelati da qualsiasi “vincolo di mandato”.

Si può obiettare che, specie per quelli togati, anche una volta estratti potranno comunque sentire il peso dell’affiliazione alla propria corrente, che continuerà a esistere anche dopo l’eventuale approvazione della riforma. Tuttavia, le correnti esistono anche perché esiste il metodo elettivo al Csm. Cambiarlo potrà agevolare la riduzione del potere delle correnti e della programmazione correntizia delle carriere e limiterebbe i rischi di “cattura” rispetto a quanto avviene oggi. Vedremo che destino avrà la proposta di Nordio. Per il momento, da parte nostra apprezziamo che una proposta finora confinata alla discussione teorica, e per lo più lì denigrata, sia stata presa sul serio dalla politica di Governo.

(*) Fellow onorario dell’Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 03 giugno 2024 alle ore 16:51