Agli Stati membri dell’Unione europea serve una difesa comune perché la tendenza imperialista è nella natura della confinante Federazione Russa. Ciò non semplicemente perché è il più grosso Stato del globo terraqueo, in quanto ricopre un sesto delle terre emerse, col succedersi di ben dodici fusi orari e in cui il territorio dell’Unione europea entrerebbe sette volte nella sola Siberia, ma per come essa è popolata e vissuta da centosettantasei etnie differenti, le quali parlano centosessanta lingue. Tra queste il russo è l’idioma veicolare comune, come il latino e il greco nell’Impero romano.
Tale complesso si è formato in mille anni. E si è costruito col susseguirsi d’imprese militari e messianismi religiosi e sociali. L’esame, nel dettaglio, di quest’ultimo profilo, richiederebbe volumi. Il risultato è, comunque, un senso di sacrosanto destino comune. Ciò fa sottostimare loro l’indipendenza altrui: perché dovrebbero opporsi alla superiorità di valori che loro sono convinti d’incarnare? È questo l’unione euroasiatica promossa dalle Federazione Russa. Essa si risolve nell’annessione, di fatto, degli aderenti all’Impero di Mosca “terza Roma” (la prima sarebbe la nostra Capitale d’Italia e la seconda Costantinopoli). L’Europa, se vuole restare libera di essere sé stessa, cioè un blocco di Stati liberi, con Parlamenti realmente rappresentativi, una vera separazione tra i poteri, lo Stato di diritto a garanzia dei diritti umani, deve avere una difesa comune e unificare il suo patriottismo. Gli europei, per conservare la ricchezza delle loro peculiarità nazionali, devono mostrarsi decisi a difendersi. E avere la capacità di farlo, con sufficiente armamento e abbastanza esseri umani in armi. Per questo, è necessaria la difesa comune. L’alleanza coi nordamericani è, a questo fine, utilissima, anche per comune sentire liberale. Dopotutto, pure nei confronti del Padreterno si dice: “Aiutati che Dio t’aiuta”.
Aggiornato il 03 giugno 2024 alle ore 09:35