Il centro di gravità permanente secondo Tajani

Se Antonio Tajani fosse uno scrittore, sarebbe assai difficile poter incasellare il suo genere letterario. Non un saggista e nemmeno propriamente un romanziere, magari un documentarista oppure un reporter dallo sguardo proustiano, poiché capace di osservare con una prospettiva sempre nuova. Più probabile, insomma, una commistione di generi dove vengono abbracciate le differenti sfaccettature della narrazione. Ebbene, il tutto per dire che il ministro degli Esteri ha quella dote non comune di rendere qualsiasi intervento elettorale un qualcosa di speciale, un qualcosa cioè a metà tra la “lectio magistralis” e la pedagogia popolare.

L’eccellenza resa comprensibile a più. L’esclusivo che si tramuta nell’inclusivo, dove quest’ultimo non è tanto il termine abusato dai media, ma la parola che fa da mastice tra l’uomo umile e la dignità della cultura elitaria. E a pensarci, forse è proprio per questo che Tajani è diventato l’erede di colui che, alla stregua di un Prometeo umanissimo, riversò le virtù dell’egoismo alle folle fondando il Partito liberale di massa. Forza Italia, what else? La prova, l’ennesima, si è avuta a Orvieto, nella splendida cornice del Palazzo del Capitano del Popolo, dove Tajani è giunto per perorare la sua candidatura alle Europee assieme a quella dell’europarlamentare uscente, Francesca Peppucci, e per sostenere la rielezione della candidata sindaco della città umbra, Roberta Tardani.

L’incipit è una condivisione con la platea relativamente a un articolo letto qualche ora prima, un’analisi del quotidiano francese Les Echos, il più importante giornale economico d’Oltralpe, secondo cui Forza Italia rimane un protagonista di primo piano nella coalizione che sostiene il Governo italiano e sarà fondamentale per far sentire la voce dell’Italia a Bruxelles. E il tutto nonostante, poco meno di un anno fa, i soloni davano il partito come moribondo. E invece…

Tajani, dopo aver citato un quotidiano di nicchia – per i più, almeno qui in Italia – si rivolge agli astanti e, come un demiurgo, modella la politologia delle idee per farne esempi concreti di carne e vita. Tradotto: la dimostrazione plastica di quanto scritto dal foglio francese sia attorno a lui, in quanto circondato da una classe dirigente forzista competente, preparata, capace di assumersi responsabilità istituzionali gravose e delicate; una classe dirigente costituita da donne e uomini che parlano di progetti, di cose da fare, di sogni e di vocazioni propositive e costruttive.

Forza Italia, ha ribadito Tajani, secondo i principali sondaggisti, è la componente che ha tenuto più fede alle proprie promesse elettorali. L’entusiasmo per il movimento azzurro si sta facendo, giorno dopo giorno, sempre più contagioso, come la risata di un bambino. In fondo, Antonio Tajani ha innovato ben poco nel partito. Si, d’accordo, una particolare rilevanza al tesseramento; va bene anche l’organizzazione dei congressi dapprima provinciali e poi, via via, anche quelli nei singoli Comuni. Ma l’uovo di Colombo, espressione stante a indicare l’incarnazione del genio nella semplicità, è stata quella di aver soffiato via un po’ di polvere dal partito, facendo così emergere Forza Italia per quello che è stata e per quello che effettivamente è: un partito liberale, garantista, europeista, occidentale e impregnato dai valori tipici del cristianesimo, ovviamente rimodulati su di un piano politico-filosofico sebbene ben poco confessionale.

Un partito con coordinate identitarie ben scolpite, chiare e permanenti. Tipo? Tipo la libertà. Solo così è possibile leggere con nuovi occhi il programma elettorale di Forza Italia. Perché alla fine di tutto, checché ne dica Eraclito, qualcosa rimane nonostante tutto sia scorso. Una logica, un fil rouge in virtù del quale è possibile perfino rammendare una visione quando quest'ultima, a volte, è rappresentata da un tessuto concettuale lacero e opacizzato. Ecco, Tajani ci fornisce ago e filo per cucire sartorialmente il nostro corollario liberale, ci invita a unire i puntini per vedere emergere la figura intera nel suo complesso e questo complesso si chiama, per l’appunto, visione. E, allora, ecco che ogni singola azione politica è figlia di quella libertà intesa dal Cavaliere, come il battere e il levare della nostra ispirazione politica. Abbattere la pressione fiscale è una battaglia di libertà, poiché un eccesso di tassazione impedisce la possibilità di svolgere attività imprenditoriale e industriale, oltre a porre serie difficoltà al lavoro di liberi professionisti, commercianti, agricoltori e di tutti coloro che vogliono imprimere una svolta alla propria condizione socio-economica. Ma una battaglia di libertà consiste anche nel ridurre il fardello burocratico. E ancora: non è una battaglia di libertà consentire ad una donna di non dover decidere se essere una lavoratrice oppure una madre? E l’abbattimento delle barriere architettoniche cos’è? Di certo, non un gesto di pietà, bensì una sfida sempre legata al concetto di libertà. Libertà come filo conduttore in grado di ricamare una visione totalizzante con al centro la persona e nulla di più. Libertà nelle sue declinazioni semantiche che portano al nostro essere liberali, liberisti e, quando le circostanze lo richiedono, perfino libertari.

Ebbene, Forza Italia, nelle volontà di Tajani, si deve configurare come uno scrigno dove custodire gelosamente le prerogative politiche e culturali di un sano individualismo metodologico. Un partito avente le fattezze di una grande dimora dove il cittadino, e ancor prima la singola persona, si possa sentire rassicurato. Deve sentirsi rassicurato l’imprenditore che vuole programmare i suoi investimenti futuri potendo confidare nella certezza del diritto; devono sentirsi rassicurati quei ragazzi che vogliono progettare la loro vita su basi solide, vuoi tramite lo studio, vuoi passando direttamente per il lavoro; deve sentirsi rassicurato colui che, lasciando il lavoro ed approdando alla terza età, vuol continuare a dare pienezza e dignità alla propria esistenza. Ergo, Forza Italia come una forza rassicurante, una grande casa degli italiani dove ciascuno potrà contribuire alla costruzione dell’intera infrastruttura con il proprio mattone. In fondo, anche questo è un ritorno alle origini, una sorta di rinascita forzista, dato che fu lo stesso Silvio Berlusconi a dare la possibilità di far plasmare la sua creatura partitica da una pluralità di eresie politiche, quali: il liberalismo einaudiano, il popolarismo sturziano e il riformismo laico-socialista rosselliano.

Tajani, prendendo un originale spunto da Franco Battiato, parla esplicitamente di un “centro di gravità permanente”. Un centro ovviamente incardinato con la destra conservatrice ma che, preso da solo, sappia ugualmente fungere da muro portante dell’architettura politica italiana. Il rimando alla rassicurazione e l’ancoraggio al Cav non devono ingannare però. In primo luogo, perché se Forza Italia è una forza rassicurante per molti, non può di certo esserlo per tutti. Non può esserlo ad esempio per i monopolisti; non può esserlo per un dato capitalismo clientelare; non può esserlo per i burocrati e per i fautori dello statalismo selvaggio. Insomma, non può esserlo per tutti quelli che vedono nell’allargamento del perimetro statuale la panacea ai mali presenti e in divenire del nostro Paese. E per quanto riguarda il Cavaliere, il suo ricordo non avrà mai venature nostalgiche, almeno dal punto di vista politico. Antonio Tajani lo ha ben spiegato raffigurando Forza Italia come una quercia dalle radici ben salde, forti, impiantate nel futuro. Quelle radici hanno un nome e un cognome. Quelle radici si chiamano Silvio Berlusconi. E mai come in questo periodo storico diviene importante votare Forza Italia alle elezioni europee. D’altronde, il principale partito dell’Europarlamento è e sarà il Partito popolare europeo. Lo stesso che, per l’appunto, nominerà il prossimo presidente della commissione europea e il prossimo presidente del parlamento europeo.

Forza Italia è la principale realtà politica italiana presente all'interno del Ppe. E, in virtù di un sillogismo di facilissima comprensione, più Forza Italia aumenta i propri consensi, più avrà un ruolo nevralgico all’interno del maggiore movimento partitico europeo e più l’Italia potrà beneficiare di politiche funzionali per una seria aspettativa di crescita e di sviluppo economico e sociale. Politiche, verrebbe da dire pensando a Roger Scruton, di assoluto buon senso. A rimarcare quanto appena scritto, Tajani ricorda come l’80 per cento circa delle norme che vengono approvate dal parlamento italiano non sono altro che applicazioni delle normative europee. E Forza Italia, all’interno del Ppe, ha dimostrato nell’ultima legislatura europea e in molti ambiti, dalla geopolitica fino al tema del cambiamento climatico, passando per la tutela dell’export delle nostre imprese manifatturiere, di aver operato seguendo sempre una strategia lineare frutto, a sua volta, di una visione chiara.

Infine, la chiosa, che Tajani riserva al duplice motivo della sua candidatura. Primo. La necessità, anzi l’urgenza di far conoscere l’idea programmatica di Europa griffata Forza Italia. Secondo. Il dovere, dopo la morte del fondatore, di dimostrare a tutti che il segretario nazionale deve impegnarsi, deve dare l’esempio a chi crede ancora nel sogno berlusconiano che Lui è il primo a non mollare mai e a rendere omaggio a chi – deputati, senatori, amministratori locali, dirigenti, semplici militanti – giorno dopo giorno continua a rischiarare la via con la fiaccola della libertà e della giustizia laddove ce ne sia bisogno. A Roma come a Bruxelles.

Aggiornato il 03 giugno 2024 alle ore 16:09