L’8 e il 9 giugno si svolgeranno le elezioni europee, con il rinnovo dell’attuale Parlamento europeo. Le proposte politiche sono diverse e come sempre accade durante queste tornate elettorali anche le alleanze politiche che vengono a costituirsi. Ma l’aspetto principale che dovrebbe interessare il cittadino è il progetto di politica europea che viene proposto. Ad esempio, come rafforzare la funzione legislativa del Parlamento europeo, che esercita insieme al Consiglio d’Europa, ma sotto l’impulso della Commissione europea? Invero, il Parlamento europeo, di concerto con il Consiglio d’Europa, detiene un potere legislativo sui generis, in quanto privo di potere di iniziativa, potere riservato alla Commissione europea, i cui componenti non sono eletti (come invece avviene per i parlamentari europei) direttamente dai cittadini europei, determinando inconfutabilmente una sorta di deficit di democraticità all’interno dell’equilibrio dei poteri dell’Unione europea.
In sostanza, la funzione legislativa del Parlamento europeo consiste in un mero controllo che si declina approvando, modificando o respingendo le proposte legislative della Commissione europea, senza poterle mai formulare di suo impulso. Le prossime elezioni in questione saranno fondamentali, se non decisive, anche per ridisegnare l’assetto delle alleanze e quindi della futura maggioranza all’interno del Parlamento europeo. Sono molti gli interessi in ballo, soprattutto per quanto riguarda la destra europea in generale e italiana in particolare, affinché possa cambiare l’indirizzo che finora l’Unione europea ha seguito, in favore anche di certe politiche di matrice socialista che l’attuale destra italiana, rappresentata da Fratelli d’Italia, intende modificare in nome di un paradigma valoriale di matrice conservatrice. A tal proposito, l’Opinione ha intervistato Stefano Tozzi, uno dei più rappresentativi candidati di Fdi alle prossime elezioni europee.
Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Unione europea nello scacchiere politico ed economico-internazionale?
L’Unione europea deve poter riacquistare una centralità nello scacchiere internazionale ed essere coesa al suo interno, con più capacità decisionale dinnanzi alle sfide che abbiamo di fronte, giocando un ruolo da protagonista e non da spettatore passivo come è accaduto in passato. Ci siamo trovati impreparati di fronte all’emergenza pandemica, ci siamo trovati impreparati nella dipendenza energetica dalla Russia dopo l’accendersi del conflitto in Ucraina perché non abbiamo costruito una vera indipendenza energetica. La prossima Europa dovrà ingaggiare importanti sfide quali l’espansionismo cinese e russo, l’approvvigionamento di materie prime e di energia, lo sviluppo del continente africano, le politiche migratorie e la sfida dell’intelligenza artificiale.
Cosa significa essere europeo per un esponente della destra italiana?
Per noi di Fratelli d’Italia significa trasmettere l’orgoglio di appartenere a una casa comune, a dei valori comuni. L’Europa deve ritornare a essere innanzitutto dei popoli. Un’Europa che sappia ritrovare la sua anima, e ciò che per millenni l’ha resa un faro di civiltà. Perché non dobbiamo dimenticare che l’Europa è la terra nella quale fede, ragione e umanesimo hanno trovato quella perfetta sintesi mettendo al centro la difesa della vita, la tutela della dignità umana e la cura per i più fragili. Significa difendere l’identità dei popoli e delle nazioni europee in un’Europa confederale che rispetti i principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai trattati istitutivi.
L’Unione europea potrebbe arginare i venti di guerra mondiale che vengono alimentati nell’attuale periodo storico?
Occorre una concreta azione diplomatica dell’Unione europea che dovrà svolgere un ruolo di mediazione nei principali conflitti in corso. E questo è possibile con la diplomazia. E soprattutto con una regia condivisa. Nelle questioni internazionali non si può viaggiare in ordine sparso ma bisogna marciare uniti. Crediamo anche che l’Unione europea debba essere preparata ad affrontare le minacce che derivano dalle reti criminali transnazionali, garantire la sicurezza dei cittadini e assicurare la certezza del diritto, attraverso un maggiore livello di coordinamento e cooperazione tra Stati. Perché dai conflitti in corso il rischio terrorismo non va mai sottovalutato.
Qual è il punto programmatico principale che propone come candidato alle prossime elezioni europee?
Il punto tre del nostro programma. Le eco-follie del Green Deal pensato e scritto dalla sinistra europea. L’efficientamento energetico delle case è tra le questioni prioritarie perché apre scenari preoccupanti. Chi pagherà i costi di questo processo, perché l’Ue non ci ha detto chi se ne farà carico, lo Stato o i cittadini? In Italia parliamo di una spesa molto ingente per i proprietari. Le stime del Codacons ci dicono che costerà tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione. La casa per noi è un bene primario, costruito in anni di sacrifici, e non è pensabile che, magari appena finito un mutuo per l’acquisto, se ne debba accendere un altro per pagare l’efficientamento energetico. Ciò comporterebbe un aggravio notevole per le tasche dei cittadini e quindi un impoverimento nel già difficile contesto economico, e questo non vogliamo permetterlo.
Cosa significa essere sovranisti in riferimento alle politiche dell’Unione europea?
Per noi di Fratelli d’Italia significa un’Europa consapevole di se stessa e della sua proiezione geopolitica, che concentra le sue risorse sulle materie nelle quali può dare un valore aggiunto, a partire dalla politica estera e di sicurezza comune, e lascia tutto il resto alla sovranità delle nazioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà sancito dai trattati. L’Europa che ci lasciamo alle spalle ha avviato riforme che hanno penalizzato la nostra nazione. Penso alle case green, alle auto elettriche, alla direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari. Le politiche dell’Ue non devono essere una mannaia per i cittadini. Non tutti gli Stati hanno le stesse caratteristiche. Per questo motivo, dobbiamo stare attenti a formulare quadri normativi che non vadano a svantaggio solo di alcuni Stati. L’Ue non dovrà più essere un gigante burocratico che pretende di regolamentare ogni aspetto della nostra vita e che è nemico delle peculiarità nazionali.
Quale bagaglio esperienziale della sua precedente attività di consigliere municipale di Roma Capitale porterà nell’attività di parlamentare europeo, qualora dovesse essere eletto?
Nella mia esperienza come consigliere del Municipio Centro storico di Roma ho sempre fatto tesoro dell’ascolto del territorio e del confronto con le diverse realtà. Credo sia cruciale accorciare le distanze tra i cittadini e le istituzioni europee viste come qualcosa di lontano dalla realtà. E quindi dal territorio. E soprattutto occorre avere una visione d’insieme di un contesto. A Roma, ad esempio, questo è mancato alle amministrazioni di sinistra che non hanno mai avuto una strategia definita per la risoluzione delle principali criticità.
Quale ruolo dovrebbe avere l’Italia nella futura Unione europea?
L’Italia dovrà essere un traino e portare le sue buone pratiche in Europa. Quello che stiamo facendo al Governo in Italia con Giorgia Meloni, vogliamo farlo in Europa. L’Italia ha acquisito un ruolo da protagonista grazie al nostro presidente nelle decisioni e nella diplomazia europea. Penso al Piano Mattei per l’Africa che per la prima volta intende affrontare la regolamentazione migratoria e la cooperazione con i Paesi africani. Di certo, crediamo che l’immigrazione non sia un problema soltanto nazionale, ma europeo, e che, come tale, vada affrontato. Ora abbiamo un’Italia che finalmente è tornata a contare e che sono certo continuerà ad avere un peso nelle future sfide globali.
“Conoscere per deliberare” (Luigi Einaudi)
Aggiornato il 31 maggio 2024 alle ore 17:09