Piantedosi: “Sbarchi diminuiti del 60 per cento”

Secondo Matteo Piantedosi è “grave bloccare i treni a Bologna. Pene più pesanti per questi reati”. Lo dichiara il ministro dell’Interno in un’intervista al Giornale. Il titolare del Viminale pone in particolare l’accento sulla questione immigrazione. “Gli sbarchi sono diminuiti del 60 per cento, ma ora dobbiamo rendere più celeri le procedure per l’espulsione”. Ma l’analisi di Piantedosi prende le mosse dall’emergenza proteste. “C’è sempre il problema di come debba agire la polizia. Si tratta di decidere come graduare l’uso della forza e come tentare delle mediazioni coi manifestanti. In questi mesi abbiamo dimostrato che la polizia sa molto bene come comportarsi. È duttile. Però quello che è successo alla stazione di Bologna è molto grave. Non possiamo pensare che la libertà di esprimere il proprio pensiero, che va sempre difesa, finisca per danneggiare la comunità e impedire l’esercizio di diritti costituzionali di pari importanza, come la libertà di circolazione”.

Il ministro puntualizza: “Vorrei che si capisse che non usare la forza, come alle volte è giusto fare, non vuol dire dare mano libera. Sono in corso accertamenti. La polizia sta cercando di identificare i responsabili, penso che ci riusciranno, e verranno contestati i reati che sono stati commessi, che sono anche di una certa gravità”. Piantedosi respinge l’idea di repressione del dissenso. “I numeri ci dicono che sono migliaia le manifestazioni di protesta. Quindi, libertà assoluta. Purché questa libertà non vada a ledere altre libertà che riguardano la maggioranza dei cittadini. E che noi dobbiamo difendere”. Quanto ai migranti, sottolinea come, rispetto all’anno precedente gli sbarchi siano “il 60 per cento circa in meno. È l’ottavo mese di fila nel quale registriamo un calo degli arrivi. Sono dati indicatori di una tendenza. Non è che abbiamo sconfitto l’immigrazione irregolare, però abbiamo dei risultati tangibili del lavoro che sta svolgendo il Governo”.

Il numero più basso di sbarchi è dovuto a un insieme di iniziative. “Alla collaborazione coi Paesi di origine o di transito dell’immigrazione e all’avvio del Piano Mattei. Ho incontrato al Viminale i ministri degli interni dei tre Paesi più importanti su questo problema: Algeria, Tunisia e Libia. C’è una collaborazione concreta tra la nostra polizia e la loro”. Per Piantedosi, c’è stato un cambio di passo sui rimpatri dall’Italia. “Quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, abbiamo un 12 per cento in più di rimpatri. Negli ultimi 14 giorni abbiamo rimpatriato 260 persone, rispetto alle 110 delle due settimane precedenti. Noi contiamo di poter accelerare i rimpatri anche con modifiche giuridiche dei regolamenti condivise con l’Europa”. L’obiettivo è “rendere più celeri le procedure di espulsione, non solo per aumentare i rimpatri, ma per creare un effetto di deterrenza sulle pretestuose richieste di asilo e sui ricorsi. Oggi molti di quelli che arrivano immaginano che le attuali norme sul diritto d’asilo gli permetteranno di rimanere sul territorio europeo per molto tempo. Non dovrà essere più così”. Piantedosi non vuole ridurre il diritto d’asilo. “Vogliamo evitare gli abusi. Gli abusi mortificano il diritto di asilo, che è un grande principio di civiltà e che noi vogliamo difendere e impedire che sia trasformato in uno stratagemma”. L’idea italiana dei centri di rimpatrio all’estero sta diventando un modello? La risposta di Piantedosi è affermativa. “Lo dicono 14 partner europei che, con noi, hanno sottoscritto una lettera alla Commissione. Lo ha detto la mia collega tedesca, che non è di centrodestra. Mi pare che l’idea abbia un notevole successo”.

Aggiornato il 30 maggio 2024 alle ore 17:10