#Albait. Opere pubbliche, ponte e Nord operoso

Lo scorso 19 maggio la trasmissione d’inchiesta Report ha focalizzato la propria attenzione sulle opere per le Olimpiadi invernali di Cortina e Milano. Quelle Olimpiadi riguarderanno un territorio vastissimo, quasi tutto il nord-est. Con questa ampiezza di interventi, il Governo e il Coni hanno deciso, contro il parere del Comitato olimpico, di tenere le gare di bob a Cortina. La spesa per demolizione e ricostruzione della pista sono ovviamente folli. Per rientrare nel budget, sono stati stralciate dal progetto opere che dovranno essere realizzate in ogni caso. Dovremo spendere di più, insomma. In sostanza, sappiamo sin dal preventivo che spenderemo più di quanto programmato.

A riprova, nel dossier di presentazione del progetto Olimpiade in Italia, gli investimenti da effettuare ammontavano a soli 280 milioni. Invece, al momento, lo Stato, è impegnato per 3,65 miliardi. Dodici volte di più. L’operoso Nord è orgoglioso di prendere questi soldi dal bilancio dello Stato di Roma.

A godere dell’indebitamento gratis sono proprio i politici, assessori e governatori, che un tempo additavano Roma ladrona. Ma il debito non è mai gratis. E considerato che oltre la metà delle tasse sono pagate al Nord, questo spreco di denaro folle è finanziato per almeno due miliardi dalle operose e svagate genti del nord. Le Olimpiadi consentono quindi di tracciare un identikit del politico italiano che racconta che il denaro sia una variabile indipendente, in qualsiasi schieramento si trovi. Dal Nord al Sud, tutti sono uguali. Come sono uguali gli elettori del Nord e del Sud. Vogliono meno tasse, ma festeggiano quando una montagna di quattrini è sprecata vicino casa loro. Tutti vogliono più soldi. Quel che conta è spendere. Anche male. Soprattutto male.

Non più tardi di due settimane fa, abbiamo scritto e letto su questa rubrica #Albait che spendere denaro senza sapere bene cosa fare è già corruzione. Ci siamo dentro fino al collo, anche al Nord. Con questa gestione amministrativa, il conto preventivo del Ponte sullo Stretto di Messina, o del miraggio dell’alta velocità fino a Reggio Calabria, fino alla realizzazione dell’autostrada ionica da Metaponto a Reggio Calabria, dobbiamo considerarlo fasullo. Le Olimpiadi, con evidenza settentrionale, insegnano che tutti i conti possono lievitare fino a dodici volte.

Margaret Thatcher si sarebbe molto adirata. È lei che disse che non ci sono soldi pubblici ma solo denaro di tutti, o nostro. La filosofia del tanto paga Roma porta a includere a carico dello Stato opere a totale beneficio di imprese a statuto privato, peraltro in predicato di privatizzazione, come nel caso degli aeroporti: soldi pubblici, profitti privati e soprattutto in fuga verso l’estero. Resta la domanda: questi investimenti almeno portano benefici? I quasi quattro miliardi per le Olimpiadi invernali, per avere un senso, dovrebbero produrre benefici per almeno tre miliardi di introiti legati all’evento sportivo. La realtà è che le attese di ricavi si fermano a millecento milioni: un quarto della spesa. Forse il Pil potrebbe, con la teoria dei moltiplicatori, raggiungere i tre miliardi.

Il ritorno di immagine, considerato che le opere previste saranno pronte, forse, cinque anni dopo le gare, non sarà dei migliori. Il conto di profitti e perdite sarà in rosso. Però abbiamo la consapevolezza che, al netto di eventuali scandali, i gruppi dirigenti italiani, dalle Alpi a Lampedusa, sono tutti drammaticamente simili e sono allergici tanto all’economia che alla sobrietà. L’Opera olimpica ha il merito di farci scoprire che essa è perfettamente integrata nella caduta libera nazionale. Le inchieste sono già cominciate. L’Italia, appare preda di una corruzione sistematica che esonda. Ma le norme a difesa della legalità sono ormai quasi del tutto abrogate o incapaci di produrre sanzioni.

Nota aggiuntiva: in Georgia la corruzione di un partito rischia di condurre, nel nostro disinteresse, quel Paese europeo verso la dittatura filorussa. Non possiamo pensare che la corruzione sia solo arricchimento illecito. Oltre un certo punto, diventa perdita di libertà.

Aggiornato il 30 maggio 2024 alle ore 11:12