Giustizia, una riforma tra applausi e polemiche

L’applauso in Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni che parla di “risultato epocale”, l’Associazione nazionale magistrati (Anm) dice che saranno danneggiati i cittadini, Paolo Gentiloni, commissario europeo, che rivela di non avere particolari opinioni e aggiunge: “Anche se le avessi, non le direi”. Insomma, quanto accaduto ieri non passa inosservato. C’è questo – e molto altro – sulla riforma della giustizia, tra separazione delle carriere e mugugni. Inevitabili i commenti: se vari o eventuali lo scopriremo solo vivendo. Di certo, si tratta di un passo – come abbiamo già scritto – piccolo ma comunque necessario.

L’avvocato Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, confessa: “Non ci aspettavamo di più, ci aspettavamo prima. Questo perché l’impianto della riforma della separazione delle carriere è identico a quello previsto dalla nostra proposta di riforma di iniziativa popolare, depositata in Parlamento nel 2017 con 71mila firme, ci chiediamo perché non si potesse mandare avanti quel percorso”. Secondo Petrelli, si è perso molto tempo “e la riforma è rimasta di fatto schiacciata all’interno di un troppo affollato percorso di riforme costituzionali. Nel merito la scelta di creare due Csm, uno per i giudici e uno per i pm, costituisce una garanzia evidente di separazione delle carriere e di autonomia ed indipendenza per entrambe le magistrature”. In sintesi, “una soluzione che elimina in radice ogni argomento pretestuoso sulla natura punitiva della riforma e sui rischi di assoggettamento del pm all’Esecutivo”. Quindi, siamo davanti a un cambiamento necessario, spiega Francesco Petrelli, “e non più differibile perché un modello accusatorio, quale è quello adottato nel 1988 con il codice Vassalli, esige che le carriere di giudicanti e di requirenti siano ben separate. Un moderno processo di parti non può consentire che una delle due parti appartenga alla stessa carriera del giudice. Il giudice deve essere terzo come sta scritto nell’articolo 111 della nostra Costituzione”.

Non è dello stesso avviso l’ex pm, Gherardo Colombo il quale, a margine di un incontro a Ruvo di Puglia, all’interno del capoluogo barese “il pubblico ministero corre il fortissimo rischio di trasformarsi in un organo interessato solo a ottenere condanne. Anche nei confronti di persone innocenti”. Secondo lui, questa “riforma danneggia i cittadini perché se il giudice e il pubblico ministero fanno parte della stessa carriera, il pubblico ministero è almeno un po'’contagiato dalla cultura, dal modo di pensare del giudice che deve essere imparziale. Se le statistiche sono corrette, in circa metà dei processi le persone che il pubblico ministero porta a giudizio viene assolta. E allora? Proviamo a guardare i fatti e a vedere se è vero che il giudice dà sempre ragione al pubblico ministero o se invece è vero il contrario”.

Francesco Cannizzaro, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera e coordinatore regionale del partito in Calabria. “Con la separazione delle carriere e un Csm non più politicizzato, privo di correnti politiche, il sogno di Silvio Berlusconi si avvera. È un grande giorno per il Governo e per tutto il Paese: finalmente l’Italia ha la sua riforma della giustizia. Varandola, il Consiglio dei ministri ha segnato l’inizio di una nuova era, quella di una giustizia più equa, più veloce, più vicina ai valori della democrazia. Il Governo di centrodestra, con l’apporto decisivo di Forza Italia, non solo ha rispettato l’impegno preso con gli elettori, ma ha anche dato seguito alle idee del nostro indimenticabile Presidente Silvio Berlusconi, portando a termine uno dei suoi più grandi progetti”.

Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, afferma di comprendere “benissimo le ragioni dello sciopero minacciato con spirito eversivo e anticostituzionale dall'Associazione nazionale magistrati. Quando sarà approvata la riforma costituzionale della giustizia, con la separazione delle carriere e con la riforma del Consiglio superiore della magistratura, le correnti togate, soprattutto quelle della sinistra, non potranno più spartirsi Procure e poltrone nel mondo giudiziario”.

Dicevamo l’Anm. Che indica, per voce del suo presidente, Giuseppe Santalucia: “Il nostro impegno prioritario sarà spiegare fino in fondo perché siamo contrari alla riforma ed eviteremo proteste sterili”. Così in un’intervista a Repubblica, dove aggiunge: “L’Anm valuterà se e quando anche lo sciopero potrà servire a rafforzare il nostro sforzo di spiegare che la riforma è al contempo inutile e dannosa”. Chi vivrà, vedrà.

Aggiornato il 30 maggio 2024 alle ore 16:17