“Nel programma del centrodestra avevamo scritto che avremmo riformato la giustizia, e oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale da sottoporre al Parlamento per avere finalmente una giustizia più equa ed efficiente. Una riforma giusta, necessaria e storica”. Così Giorgia Meloni in un video sui propri canali social.
Spiega la premier: “In molti hanno detto e scritto in questi mesi che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale”.
La separazione delle carriere per Meloni “è una riforma giusta, necessaria, storica”. E si aggiunge “alle altre riforme che questo Governo ha già varato, come la riforma del fisco e la riforma istituzionale. Continueremo così – insiste – perché in questa nazione le cose che non funzionano bene vanno cambiate. E più cercheremo di cambiarle più le forze della conservazione si muoveranno contro di noi. Ma non abbiamo paura, siamo qui per fare quello che va fatto e alla fine di questo lavoro saranno i cittadini a giudicarci”.
“La seconda novità” della riforma della giustizia, sottolinea, “riguarda la modalità di selezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura, cioè dell’organo di autogoverno della giustizia, quello che decide i concorsi, le carriere, i trasferimenti e fino a oggi le condotte disciplinari dei giudici, perché l’attuale meccanismo di composizione del Csm ha purtroppo creato un sistema dominato dalle correnti della magistratura, che ne ha minato la percezione di indipendenza e ha penalizzato quella stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solo fare bene il loro lavoro, senza per questo doversi piegare alla logica delle dinamiche politiche o correntizie. Per rompere il meccanismo delle correnti prevediamo che i componenti del Csm vengano selezionati per sorteggio, con modalità che saranno stabilite dalla legge”.
Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parla di “provvedimento epocale” che si articola su “tre principi fondamentali: il primo è la separazione carriere, che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm”. “Il secondo punto della riforma – puntualizza – è la composizione e elezione del Consiglio superiore della magistratura: questo organo di autogoverno della magistratura in questi ultimi anni, non solo a detta mia o altri esponenti della maggioranza, ma di moltissimi magistrati, non ha dato buona prova di sé e scandali come quelli di Palamara o di altri hanno eccitato le varie proteste”. Che non hanno portato a “rimedi a quelli della degenerazione correntizia”. Insomma, interrompere questo legame che “ha portato a tutta una serie di anomalie è stato il nostro compito principale, attraverso il sorteggio”.
Sempre Nordio: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, ed è composta dalla magistratura della carriera giudicante e da quella della carriera requirente. Abbiamo dato rilevanza costituzionale – precisa – anche al fatto che la magistratura requirente è, deve essere e resterà indipendente da qualsiasi interferenza del potere Esecutivo, da qualsiasi pressione di altri organismi gode e godrà delle stesse garanzie di indipendenza della magistratura giudicante”.
Il guardasigilli, in più, indica che con l’Anm (Associazione nazionale magistrati) “il discorso è e deve essere sempre aperto, noi accettiamo le critiche, sono il sale della democrazia, accettiamo contributi e suggerimenti ma anche loro devono accettare un principio fondamentale che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. E se ci viene dato mandato di separare le carriere noi obbediamo alla sovranità che appartiene al popolo, secondo quello che è scritto nella Costituzione”.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, chiosa: “Non darei così per scontato che si arrivi al referendum, nel senso che se vale l’adesione alla sostanza che viene proposta dal Governo e se vi sarà un confronto nel merito in Parlamento di fronte a un testo che certamente non è blindato, ma aperto al contributo dell’intero parlamento, non è così certo che si arrivi al referendum. Facciamo un passo alla volta”.
Aggiornato il 29 maggio 2024 alle ore 16:23