E la chiamano opposizione

Alcuni lo chiamano rosicare, che deriva da rodere, ma è forse meglio chiamarlo livore, che pare derivare dal latino e indichi il colore giallastro di chi è preda dell’invidia e del rancore. Sia come sia, più passa il tempo e più si ha modo di verificare per l’ennesima volta – la prima era stata la vicenda governativa di Silvio Berlusconi contro ogni previsione della sinistra, che però venne sconfitta alle elezioni – non la corretta e sempre utile critica della minoranza, bensì una opposizione decisamente preconcetta e psicologicamente ottusa. Per usare un aggettivo introdotto furbamente dalla sinistra negli anni Cinquanta per indicare chi, peraltro comprensibilmente, si dichiarava fortemente anticomunista, potremmo dire che, oggi, la sinistra sta varando un nuovo atteggiamento: l’opposizione viscerale. Non riesco, infatti, a collocare in alcun quadro razionale il tenore delle critiche che Giorgia Meloni sta ricevendo su tutti i piani, inclusi quelli personali.

Da parte mia non ho avuto, né ho oggi, alcuna speciale predilezione per Fratelli d’Italia e per la Meloni, ma, tutto sommato, sono felice che, finalmente, vi sia un Governo che si regge su una maggioranza (eletta e non stabilita a tavolino) non di sinistra e nella quale, del resto, vi sono anche partiti come Forza Italia, che in qualche misura raccolgono l’eredità del vecchio e caro Partito liberale italiano. C’è tuttavia un limite oltre il quale il livore della sinistra non solo si rende stucchevole e acido ma anche, come ho detto sopra, decisamente irrazionale. Mi riferisco, per esempio, alle accuse che Meloni sta ricevendo per la sua attività politica a favore del proprio partito nel corso della presente campagna elettorale, pur essendo presidente del Consiglio dei ministri. Qui il livore si unisce alla presa in giro dei lettori e dei telespettatori, poiché nessuno potrebbe indicare un presidente del Consiglio il quale, in periodo elettorale, non abbia fatto dichiarazioni, articoli, interviste e comizi per il proprio partito. Ma il puritanesimo politico della sinistra – scoperto per la prima volta nella sua storia – non finisce qui poiché, per portare un ulteriore esempio, nei riguardi della gestione della Rai – che andrebbe semmai posta fuori dal controllo governativo – Meloni viene accusata di fare ciò che la sinistra ha fatto non per anni ma per decenni, ossia porre al centro dell’informazione l’attività e le posizioni politiche del Governo.

Infine, c’è chi si sta arrampicando sugli specchi per qualificare come vittimismo questa o quella dichiarazione della presidente del Consiglio, specificando che Meloni non farebbe altro che denunciare l’attacco delle forze politiche avverse chiamando a raccolta le proprie a difesa del Governo. Qui il livore e la presa in giro raggiungono vette inusitate. Solo chi non abbia alcuna capacità critica e di comparazione può cadere nel tranello. Infatti, da ormai quasi due anni, è proprio la sinistra a dichiararsi profondamente preoccupata e a proclamare mobilitazioni di ogni genere per la propria paura nei riguardi di un Governo che darebbe chiari segni, secondo lei, di tendenze fasciste, delle quali, inutile dirlo, le succitate questioni della Rai sarebbero un’ulteriore testimonianza. Insomma, il vittimismo non sembra affatto mancare a sinistra e, anzi, è quasi un marchio di fabbrica da sempre assieme al livore per chiunque non stia dalla sua parte. Dovremmo chiederci quale sia, alla fine, il vero significato che la sinistra italiana dà al termine democrazia, perché è del tutto evidente che, ammesso e non concesso che la rispetti pienamente quando è al Governo, quando è all’opposizione ne esibisce un’immagine davvero desolante.

Aggiornato il 29 maggio 2024 alle ore 10:11