La minore trasparenza sui costi e la maggiore discrezionalità degli enti locali, se mai avrà un effetto di bilancio, ce l’avrà nel senso di rendere la spesa più irresponsabile e meno controllata
Alcuni emendamenti al decreto Superbonus chiedono di restringere il ruolo dell’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) in materia di rifiuti. Sarebbe un enorme passo indietro. Da alcuni anni, infatti, all’Arera sono state assegnate importanti funzioni in materia di rifiuti. In particolare, l’autorità predispone e aggiorna il metodo tariffario, fissa i criteri per le tariffe di accesso agli impianti di trattamento, valuta i costi delle singole prestazioni e in generale stabilisce in che modo debbano essere tradotti gli obblighi di separazione contabile e amministrativa. Nel tempo queste funzioni si sono rafforzate e hanno dimostrato di determinare conseguenze positive, sia dal punto di vista della trasparenza su un mondo che nel passato (e in parte ancora adesso) si è dimostrato estremamente opaco, sia dal punto di vista degli incentivi impliciti ed espliciti a migliorare l’efficienza gestionale. Inoltre, proprio grazie all’adozione di regole uniformi e alla presenza di un regolatore indipendente oggi il calcolo della Tari poggia su criteri oggettivi e orientati ai costi, anziché essere uno strumento a disposizione dei sindaci per caricare in conto ai rifiuti i costi delle altre politiche.
Limitare o eliminare l’autorità, lasciandole di fatto solo funzioni di indirizzo generale, avrebbe un’unica conseguenza (che forse è anche l’unico obiettivo): riportare le lancette indietro, al periodo in cui il costo della raccolta e smaltimento dei rifiuti e l’intera organizzazione del settore era demandata a scelte discrezionali, arbitrarie e sovente clientelari degli enti locali, i quali usavano la Tari non come il corrispettivo di un servizio ma come una leva per racimolare gettito.
Oltretutto, la presenza di una pletora di operatori pubblici, partecipati direttamente dagli enti locali e spesso utilizzati alla stregua di estensioni della macchina comunale, rende l’assetto regolatorio attuale – per quanto imperfetto – ampiamente superiore e preferibile a qualunque alternativa sperimentata in precedenza. Infatti, la regolazione indipendente pone un freno alle collusioni e ai conflitti di interesse tra ente locale e soggetto gestore del servizio. Per giunta, il servizio è sovente oggetto di affidamenti diretti; proprio un quadro regolatorio terzo e affidabile crea le condizioni perché si ricorra allo strumento della gara, e rende più facile dimostrare l’inefficienza delle soluzioni adottate, quando questo è il caso.
Poiché gli enti locali devono motivare gli affidamenti diretti, la capacità o meno degli operatori di mantenere i costi in linea con i migliori standard di efficienza rappresenta uno strumento di trasparenza e potenzialmente di contendibilità. Né si capisce quale sia l’attinenza di queste modifiche strutturali con un decreto che intende porre un limite alle spese pazze del Superbonus. La minore trasparenza sui costi e la maggiore discrezionalità degli enti locali, se mai avrà un effetto di bilancio, ce l’avrà nel senso di rendere la spesa più irresponsabile e meno controllata.
Aggiornato il 15 maggio 2024 alle ore 11:14