Case green: l’Italia dice no

Rivoluzioni di aprile non sono in agenda. Così – nonostante ci sia chi parli di provvedimento “ideologico” e “pericoloso” – la nuova direttiva sulle case green ottiene il via libera da parte degli Stati membri dell’Unione europea. I ministri del Vecchio Continente, al Consiglio Ue Ecofin, in sostanza dicono “sì” all’accordo già messo in cascina con l’Eurocamera a dicembre. L’obiettivo è quello di dar vita a una serie di norme per far sì che gli immobili dell’Ue siano a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria votano no; Svezia, Slovacchia, Polonia, Repubblica ceca e Croazia si astengono.

Ma cosa viene detto? Per quanto concerne il lato tecnico, la direttiva verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale: entrerà in vigore dopo venti giorni. Due anni, invece, è l’arco temporale entro il quale i Ventisette dovranno adeguarsi. Le capitali dei Paesi europei, in pratica, avranno il compito di portare sul tavolo dell’Ue un piano nazionale di ristrutturazione. Detto in parole povere, una road map per illustrare – punto per punto – la strategia per realizzare gli obiettivi del caso. Nel 2030 i nuovi edifici residenziali dovranno essere modellati con il certificato a emissioni zero. Uno standard che per gli edifici pubblici entrerà in funzione dal 2028.

Prendendo in esame i numeri, secondo l’Ue il 16 per cento degli edifici pubblici caratterizzati dalle peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato entro il 2030, il 26 per cento entro il 2033. Capitolo case: riduzione del consumo energetico del 16 per cento dal 2030; del 20-22 per cento entro la data del 2035. Per consentire una adattabilità ai rispettivi Esecutivi, tutte quelle misure di ristrutturazione utilizzate dal 2020 verranno prese in considerazione ai fini del raggiungimento dell’obiettivo. Gli stessi Stati potranno optare se scegliere di applicare le esenzioni per gli edifici storici, quelli agricoli, quelli per scopi militari o per quelli utilizzati solo temporaneamente.

Secondo la Commissione europea, entro il 2030 serviranno 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici. L’obbligatorietà dell’installazione dei pannelli solari sarà relativa ai nuovi edifici pubblici e anche progressivo (dal 2026 al 2030). I Paesi, da par loro, dovranno segnare sul calendario anche l’anno 2040: fino ad allora avranno tempo per salutare le vecchie caldaie a combustili fossili. Dal 2025, infine, dovranno mettere una pietra sopra ai sussidi per le caldaie autonome. Per il portavoce dell’Esecutivo Ue, “la Commissione accoglie con favore l’adozione definitiva, avvenuta in Consiglio, della direttiva sulle emissioni industriali e sul rendimento energetico degli edifici. Ora – sottolinea – disponiamo di un solido quadro europeo per la riduzione delle emissioni e dell’uso di energia negli edifici privati e pubblici in Europa”. Con l’aggiunta: “Ciò contribuirà a ridurre le bollette energetiche e a migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini. È importante notare – spiega – che i governi nazionali avranno un’ampia discrezionalità su come raggiungere gli obiettivi concordati e su quali edifici rientreranno in queste regole”.

Come detto, l’Italia storce il naso. E tale decisione viene messa “a verbale” dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia”. E rilancia: “È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani. Diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”.

Sul tema interviene pure il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Il voto contrario del Governo italiano sulle case green, a suo avviso, è la scelta giusta. Anche perché, insiste, ci troviamo davanti a un provvedimento pur attenuato ma comunque “ideologico, sbagliato e pericoloso”. L’associazione che vede al timone Spaziani Testa, da sempre, porta avanti “una battaglia quasi solitaria per contrastare l’impostazione dirigista e coercitiva della direttiva. Grazie al lavoro svolto dalla Confederazione a Roma e a Bruxelles, e all’impegno del Governo Meloni – evidenzia – si è passati dal divieto di vendere e locare gli immobili privi di determinate caratteristiche energetiche (prima bozza), all’obbligo di raggiungere specifiche classi energetiche entro ravvicinate date prestabilite (testo in discussione fino a pochi mesi fa), per arrivare alla stesura definitiva, che impone agli Stati – ricorda – di raggiungere determinate riduzioni percentuali del consumo medio di energia degli immobili. Nonostante i miglioramenti raggiunti, si tratta ancora di un testo non accettabile”.

Il senatore e responsabile del Dipartimento Casa di Forza Italia, Roberto Rosso, la mette in questi termini: “Non possiamo che sostenere la scelta del nostro Paese di votare contro la direttiva europea sulle case green. Nonostante l’impegno del nostro Governo e del ministro Pichetto Fratin, che ha consentito di smussare alcune criticità del testo, rimaniamo contrari a un provvedimento ideologico che rischia di tradursi in un salasso per gli italiani. La transizione ecologica, con il necessario abbattimento delle emissioni inquinanti, è un percorso che abbiamo condiviso. Ma continuiamo a sostenere che vada realizzato gradualmente e in modo sostenibile, senza fughe in avanti dettate da follie ultra-ambientaliste. Dopo le elezioni europee – rivela – con una nuova maggioranza di centrodestra in Europa, lavoreremo per correggere tutte le storture frutto della demagogia della sinistra”.

Aggiornato il 12 aprile 2024 alle ore 15:36